mercoledì 24 agosto 2011

Capitalismo finanziario

Storicamente,il Capitalismo ad ogni sua endemica crisi ha reagito con una rivisitazione di se stesso,ad una riforma interna atta al superamento dell'avvenuto stallo,questo è sempre avvenuto nel momento in cui il Capitale coeso con le classi dirigenti Occidentali doveva render conto ad una società sempre "pericolosamente" propensa ad una ristrutturazione radicale del Sistema,appoggiata materialmente dalla ramificazione dei partiti comunisti al livello nazionale e di riflesso dalla Unione Sovietica in ambito internazionale,condizione novecentesca (post guerra) questa che teneva alto il conflitto sociale e non poteva che concedere ristrutturazioni progressive e miratamente socializzanti,insomma lo spazio era quello del superamento comunitario delle crisi: le carte costituzionali,il Fordismo piuttosto che Taylorismo in ambiti di welfare state decisamente inglobanti la società civile.



Questo è potuto accadere nella contestualizzazione di un sistema politico forte,atto al contenimento della libertà privata d'azienda ed alla socializzazione del progresso concorrenzialmente alla rivoluzione Comunista,una sorta di stemperamento delle dinamiche in divenire che potevano sfociare dalla crisi periodica al collasso de facto del capitalismo nell'abbandono radicale di tale ideologia.



Siamo ora al completo rovesciamento di questo paradigma,la devastante cultura liberista è permeata in tutta la sua distruttività,all'interno della retorica relativista contemporanea di fine della storia,di caduta delle grandi narrazioni si fa forza specularmente la grande narrazione del Capitalismo in nuce oramai da più di un secolo,un Capitalismo che divora se stesso nelle sua continua ricerca di profitto,che da atto al parricidio della classe borghese nell'appiattimento consumistico, del sistema produttivo ora solo ancella di quello finanziario,esilia la Politica a ruoli marginali di contenimento repressivo,riporta l'Essere ad uno stato primordiale di accettazione dell'Ente supremo,uccide Dio nella concezione nichilistica e trasforma il denaro da mezzo a fine in una sorta di divinità immanente.



Ecco l'emanazione completa del Capitalismo post modernista,la indole strutturale di ricerca spasmodica di profitto,anzi la impossibilità di esser altro che non la creazione di profitto,



daccapo,nel mentre che il profitto tende a ristagnare nell'immensa capacità produttiva concessa dal sistema tecnologico ,nel mentre che l'espansionismo imperialista post Unione Sovietica ha raggiunto dei limiti (per ora) inoltrepassabili, nel mentre che le guerre imperialiste non concedono dei riscontri immediati all'interno di paesi non occidentalizzati,ad ora i paesi che (come il nord Africa) di questa occidentalizzazione ne hanno subito influenze latenti, si aprono ad esse ma dettando loro i tempi tramite le Rivoluzioni in atto,



ecco che il Capitalismo reagisce spostando tutta la sua influenza dalla sezione produttiva a quella finanziaria,un cambiamento epocale di paradigma e non certo deflagrato in una sorta di esplosione inattesa ed imprevedibile, che i mercati, che il sistema globalizzato sia una emanazione mistico ed incontrollabile è la costante che rende gli artefici immuni da critiche,queste dinamiche sono studiate e premeditate da tempi ed in tempi lunghi,l'attesa della sua realizzazione si trova nella preparazione concettuale americanista (USA) nella reazione delle destre liberiste molto più incisivamente della prassi rivoluzionaria marxista occidentale al movimento sessantottino,una preparazione che parla di sgretolamento capillare del socius a forza della libertà individuale,uno stillicidio che universalizza l'individualità adombrando ad essa le libertà comunitarie,covando in questo il germe di un ritorno ad uno status di natura più consono agli animali che non all'uomo,la soggettività (ad personam) prima di tutto è stata estesa anche all'oggetto, alla proprietà privata,covando in questo il germe del tutti contro tutti,per l'appunto uno stato primordiale ed astorico se volessimo leggere nella Storia un'incessante progresso evolutivo della specie umana.



Daccapo,questo non è avvenuto certo in una sorta di divenire assente da interferenze,tutto ciò è avvenuto ed avviene all'interno di una culturarizzazione delle masse,di un loro lento ed inesorabile asservimento alle volontà esterne,l'abbattimento concettuale della oggettivazione delle masse all'interno di una soggettività unificante,il permearsi truffaldino della concezione di libertà nella flessibilità,l'instaurazione di uno sfruttamento spazio/temporale dato dal sistema tecnologico e dalla sua velocità esplicativa: la costruzione di ambienti vitali atti esclusivamente al consumismo occupano i nostri spazi,lo sfruttamento dato dal capitale cognitivo simultaneamente o a discapito di quello fisico occupa inesorabilmente il nostro tempo.



In questo la strutturazione reticolare di un sistema di divulgazione accademico,giornalistico e mediatico di una concezione liberista quale la massima espressione dell'uomo,porta inesorabilmente a quel piattume generalizzato che non riesce a confutare autonomamente questa enormità che lo porta ad un asservimento compiaciuto a delle dinamiche in verità devastanti.



Quindi credo fermamente che prima di giungere alla fervente necessità di proporre quella alternativa che possa proporre un superamento,bisogna delineare lo status nel quale il Sistema viene a trovarsi,cercando di mettere a nudo le incongruenze e le contraddizioni insite in esso,cercando di guardare oltre la cortina fumogena innalzata a protezione di un contesto che porta inevitabilmente alle barbarie.



Partiamo dal presupposto che il Capitalismo non è eterno,non è la verità incontrovertibile.



Non esistono verità eterne,quantomeno tutto quello fino ad ora è stato proposto come tale viene ad essere inesorabilmente confutato e sorpassato dialetticamente e praticamente dalla scienza del sistema tecnologico,che questi possa essere il cristianesimo come il marxismo dogmatico novecentesco,i primi nella dimostrazione della fallacia di Assoluti quali la Creazione piuttosto che il libero arbitrio,i secondi nel superamento (se pur parziale) della dinamica alienante nella produzione,tutte le posizioni preposte alla verità vengono oltrepassate dalle evoluzioni tecnologiche e dalle scoperte scientifiche,la verità unica che mi sentirei di proporre è l’Uomo in quanto Essere,in quanto entità eterna,se anche questa realtà non venisse oggigiorno messa in serio pericolo dalla condizione Capitalistica impressa alla Storia.



Quest’ultimo rimane il punto essenziale di quella analisi della distruttività insita nel Capitalismo per proporre od imporre il suo superamento,ovvero la incapacità di questa Struttura di progredire,che lo stallo attuale è conseguenza inevitabile della fine del suo ciclo storico,che le possibilità tecniche ad ora in potenza non sono più gestibili nel paradigma del profitto ed aprono scenari per il suo superamento all’interno di possibilità evolutive che portano alla socializzazione del bene comune,se pur da questo siamo obbiettivamente lontani in quanto bisogna che ci sia la consapevolezza generalizzata di cosa sia il bene comune,in ciò si enuncia la difficoltà di uscire dall’ individualismo schizofrenico contemporaneo,dalla vulgata liberista empirista della libertà individuale in primis,per entrare all’interno della libertà trascendentale che porta in nuce la socializzazione di questa,relegando la individualità a soggetto comprimario nella partecipazione alla libertà generale.



Di questo non può che farsi carico la parte della Struttura che della libertà ne conosce solo la parola,che non è comprimario alla sua realizzazione ma è oggetto principe della possibilità di realizzazione di altri alla loro…di libertà,che nella cortina fumogena summenzionata ne è il diretto interessato che ad esso è indirizzata,parlo del proletariato post-novecentesco o meglio della classe sfruttata contemporanea che contrariamente alla vulgata imposta dagli sfruttatori,e contraddicendo de facto la ideologia liberista e delle sue dinamiche progressive di ben’essere si è espansa permeando in tutti i livelli della società civile comprendendo in essa molte delle classi prima immuni ed esterne a paradigmi di alienazione,rimangono fuori e sono i burattinai quella classe che C.Preve definisce “global class”,con evidenza assoluta stiamo parlando di un’infinitesima parte dell’umanità.



Cosa è questa classe privilegiata e cosa ha posto in essere è presto detto riconducendo tutto all’accezione di finanzcapitalismo (“Finanzcapitalismo” L.Gallino) una sempre più ristretta elite che gestisce patrimoni immensi,che del superato concetto di capitalista ne sono la emanazione più perversa,parlo delle grandi multinazionali,delle grandi lobby’s,delle banche e delle strutture manageriali atte all’approvvigionamento dei grandi capitali istituzionali,che possano essere i fondi pensione piuttosto che assicurazioni sanitarie ovvero tutto quel comparto di welfare state che incessantemente viene demolito per dargli una configurazione privatistica e porta in essere una quantità immensa di capitali,per l’appunto in mano ad una ristretta cerchia di personaggi che fanno capo ad un management al di fuori di ogni tanto conclamata concezione democratica.



Questi sono i personaggi della narrazione vediamone il contesto,dobbiamo entrare nel sistema produttivo reale e della sua ormai palese incapacità di astrarre il plusvalore necessario atto al mantenimento del sistema stesso,per essere chiari a chi parla di un Capitalismo etico,in primis di quale eticità si vuol parlare ma per fugar dubbi bisogna aver chiari che il Capitalismo è una entità atta al profitto,al profitto non interessa l’etica se non come accicente,se viene a mancare il profitto il Capitalismo non è più tale,ed è quindi nella sua incapacità di continuare ad astrarre profitto che bisogna vedere la ormai dipartita della narrazione capitalista,anche se è chiaro che non avremmo ciò con un cordiale addio e che tutto sarà messo in atto per prolungarne l’agonia,ed è quello che sta accadendo,ed è ad appannaggio di ciò che si è dato un forsennato cambio gestionale in virtù del paradigma finanziario.



E’ in questa ottica che bisogna leggere la attuale crisi che sta devastando le economie di interi stati,la immensa capacità produttiva a fronte di una diminuita capacità redistributiva data la non più necessaria presenza dell’uomo o di masse all’interno di grandezze produttrici,quel che la tecnologia ha reso possibile fronte alla alienazione marxiana si è tradotta in mano al Capitale in una diminuzione sostanziale dell’esercito di operai,dando ad essi specularmente la qualità disoccupati o tutt’al più di precari o flessibili.



Come si è fatto fronte a questa mancata redistribuzione è il germe del collasso,parlo del credito al consumo che questi possano essere crediti per l’acquisto di una lavatrice piuttosto che di una abitazione poco cambia,che di questi crediti abbiano usufruito individui o enti quali possano essere Comuni,Regioni o interi Stati ne entreremo più avanti, il concetto è che il Capitalismo è andato cercando i suoi profitti creando la società del debito,debiti questi che entrati all’interno degli oramai deregolamentati all’inverosimile mercati finanziari si sono strutturati nelle più variegate costruzioni,costruzioni atte alla creazione fittizia di denaro,debiti in enormi quantità sui quali vegetano le più paranoiche forme assicurative dalle quali nascono miracolosamente altre quantità valoriali,pensare che all’apice prima della deflagrazione il valore dei “derivati” era cinque volte il prodotto interno lordo mondiale deve renderci atto della enormità della quale sto discutendo.



Tutto ormai si svolge all’interno delle necessità valoriali borsistiche,qualsiasi unità produttiva non è solamente condizionata ma è palesemente obbligata a seguire i dettami imposti dal sistema finanziario,di per se stesso assolutamente incongruente con la realtà,questi segue dinamiche paranoiche quali possano essere la emulazione di compra/vendita di azioni assolutamente dettate dal nulla o da qualche sensazione nella migliore delle ipotesi,ma peggio nel tentativo anzi nell’ordine categorico di impostazione di sistemi produttivi piuttosto che sociali.



La signora FIAT è un esempio lampante ed istruttivo di come agisce il Capitale nei territori,il suo apparato produttivo è sempre o quasi in negativo ma i suoi attivi dall’intervento dell’ancella Marchionni continua a tenere un segno positivo,accade questo in quanto la reazione dei mercati alle azioni palesemente (ad oggi sentenza) antisindacale è euforico,la delocalizzazione è euforia azionaria,lo spacchettamento delle unità alla ricerca di diminuzioni di prezzo anche per un singolo elemento del mezzo è euforia,insomma qualsiasi movimento faccia la FIAT nei mercati atta ad un più che ipotetico contenimento dei prezzi,compressione salariale e abbattimento dei diritti del lavoratore innesca una spirale positiva nell’azionariato del Lingotto,che questo non possa essere suffragato in futuro dalla realtà materiale non importa,ancor più che questo crei inevitabilmente dei problemi sociali non si annovera nelle statistiche della Borsa.



Cerco di ampliare lo spettro di analisi,il modo di agire della multinazionale torinese è il modus operandi di tutto il Capitalismo contemporaneo,il Sistema Finanziario non è più al servizio della produzione materiale,non è più quel campo di ricerca per capitali di investimento ma si è sovvertita specularmente la sua essenza,il braccio produttivo è al servizio indefesso di quello finanziario,ed in questo modus vivendi ha trascinato de facto la società civile e tutto il suo, ogni suo meandro è stato capillarmente e scientemente sottoposto ad un cambiamento che possa essere inerente e specchio dei mercati,il fine della produzione e riproduzione sociale si è trasformato in mezzo,alla vita delle persone si è data una realtà altra da se ,lo si è reso flessibile,precario,asservito ed accondiscendente in virtù di questo,la libertà individuale tanto proclamata dalle culture liberiste è rimasta sulla carta per la maggior parte delle popolazioni,un concetto che mi rende nella solitudine libero di fronte alle immense forze globalizzate,una chimera,la realtà parla di un asservimento totalizzante della vita dell’Essere,una sorta di alienazione onnicomprensiva della vita a discapito dell’incertezza.



Questo aliena l’Uomo dal suo futuro.



Cerchiamo ora di connaturare il discorso in una visuale temporale allorché inerente allo spazio,ovvero cosa è avvenuto e cosa avviene in forza a questo cambiamento fortemente voluto dalla elite padronale,e la impossibilità che questa possa recedere dal suo intento.



Lasciando da parte il paradigma del globalismo e della sua esplosione dopo la caduta della conflittualità post muro di Berlino,considerazioni queste che credo già date ,entriamo direttamente nel periodo nel quale ci veniamo a trovare.



La impossibilità da parte del Sistema produttivo Occidentale di continuare a sviluppare la quantità necessaria di plusprodotto alla classe padronale per la sua riproduzione è constatazione di fatto, lo sviluppo tecnologico dato in potenza alle rivendicazioni operaiste,la creazione di welfare state a contenimento della pressione comunista nel recente passato,le pressioni salariali per una più giusta redistribuzione ,in breve tutte quelle conquiste avvenute nel secolo scorso sono ora dei gagli insormontabili fronte alla deregolamentata concorrenzialità delle produzioni emergenti,se le colonie ex sovietiche rientrano in un piano di accorpamento all’Impero Occidentale rimanendo circoscritte in una visuale controllabile,le economie emergenti quali la Cina, l’India,ci dicono siano lo spettro dell' organizzazione nostrana,ovvero tutte le operazioni che sono state intraprese nell’apertura alla WTO dei mercati asiatici da parte dei produttori Occidentali è dovuta presto soccombere fronte alla voracità ed organizzazione di questi produttori emergenti,ma quest’ultimo è parte della retorica delle destre e della auto regolamentazione divinatoria dei mercati la quale ben poco si pone a fronte della realtà effettuale.



Retoriche che inducono a pensare erroneamente che le dinamiche mondiali siano gestite da gruppi di miliardari con la trombetta,e se questo è farsesco nella sua rappresentazione, la realtà invero ci parla di una struttura capillare e progredita,di una preminenza accademica di studi e valutazioni ,di classe politiche asservite supinamente,di una ramificazione della struttura mediatico/informativa atta non solo al convincimento ma alla completa assuefazione imbelle delle popolazioni ad un dogma da far passare per incontrovertibile,una sorta di forza naturale dagli esiti incontrollabili ma misticamente auto livellabili.



Vediamo meglio,che la suddetta apertura sia stata perpetrata sopravvalutando la possibilità espansionistica dell’Impero (da scartare in virtù di cui sopra) che l’enorme debito degli USA verso la Cina (ma in tal caso aperture bilaterali quali il GATT non erano forse più proponibili?) portano inesorabilmente ad una stessa conclusione che a mio parere ne rimane anche la sua origine,ossia che un’immensa e propensa classe operaia entrava prepotentemente nel ventre dell’Impero.



Lasciamo da parte la discussione sui diritti umani che si perde inesorabilmente nella contestualizzazione temporale degli eventi,ovvero se le nostra società può dirsi di essere in un tempo post moderno,ossia che abbia intrapreso un percorso socio/culturale che ci porta alla gestione delle vite in un dato modo, questo non è equanime per qualsivoglia altra tipologia di sistema socio/culturale,questo ben vale per la Cina che sembra di navigare,se pur velocemente,in un contesto semmai di industrializzazione piuttosto che modernizzazione,covando in essa tutte quelle contraddizioni inerenti a tale periodicità, per cercare di farmi capir meglio porto come esempio la estremizzazione di tale concetto che porta in essere nell’Afghanistan dove vogliamo imporre la democrazia ad un popolo che in certe tribù è allo status poco più che medioevale,non è questione da poco anzi potrei azzardarne la centralità,ossia la differenza temporale che si incrocia inesorabilmente nel nostro tempo non è mai avvenuta in passato con questa velocità,le occupazioni coloniali venivano per lo più imposte in un arco temporale più ampio,e con esse il rapporto era diretto in quanto era presente la fisicità dell’occupante,e per lo più ed in ciò vedo la differenza, le occupazioni coloniali erano ad appannaggio delle ricchezze generalizzate del mandatario (non è mio intento darne un giudizio in questa stesura).



Quel che non avviene oggi nel devastante idioma odierno è quello di una evoluzione mirata verso temporalità a noi antecedente,è la volontà in questo di voler pianificare la Struttura della forza lavoro globalizzata nello spazio di una produzione sociale dalle opache tinte ottocentesche.



In questo c'è l'allignare di tutta la contraddizione in essere nelle Società occidentali,ossia la concettualizzazione astorica all'interno della Storia.



Se la valutazione appena esposta è evidentemente tracciata da una natura ipotetica,azzardo altre ipotesi per dar luogo il più possibile ad una analisi veritativa.



Il Sistema finanziario è permeato vitalmente all’interno della gestione valoriale occidentale,l’aiuto giunto al momento della irreparabile disfatta è l’oggetto del contendere,il poter proferire ancora un senso all’intero Apparato Occidentale è la sua genesi.



Quel che accade ora tramite i mercati finanziari è uno spostamento radicale e di proporzioni gigantesche di valore dal basso verso l’alto,che in questo “basso” vi siano ora presenti anche le classi ormai post borghesi è la logica conseguenza di un attacco generalizzato al Sistema sociale in sé,la voracità del Capitalismo è pari a tutti gli anni che l’ideologia padronale non ha potuto esprimersi in tutta la sua virulenza.



La ricerca spasmodica di mercificazione dell’essere è la prospettiva ,la unica realtà confacente a queste dinamiche,qualsiasi sia la entità da colpire il Capitale delle Banche degli Oligopoli e dei fondi istituzionali non hanno remore nel farlo,ogni operazione in essere è non solo opportuna ma necessaria per mantenere la nuova classe di Capitalisti del denaro e delle loro ancelle manageriali con le loro stock ed in ultimo i produttori diretti,un quadro che si delinea al di fuori di ogni logica sociale,quel sociale che rimane il loro patrimonio primo,quel sociale da dove poter ottenere la liquidità necessaria per sorreggere questo gigante dai piedi d’argilla



Quella liquidità che si ottiene nella devastazione interminabile del tessuto sociale,di tutto quel che ci rende facente parti di una stessa realtà,di quel tessuto intelato nel post guerra mondiale che grazie al conflitto sociale era giunto ad un ricomponimento di una convivialità comune,ad una suddivisione delle problematiche,una prospettiva che poteva procrastinare non più all’infinito o confinare nella Utopia una vita giusta.



Perché a questo ci spingeva il conflitto conditio sine qua non allo sviluppo del recente passato,la continua ed incessante trattativa con il Capitalismo costretto suo malgrado alla condivisione del profitto, la politica incessantemente mediatrice piuttosto che clandestinamente reazionaria riusciva a mantenere una relativa equanimità,il progresso tecnologico mirato in prima istanza nella possibilità di diminuzione del capitale variabile portava comunque benefici,dove questo veniva a nuocere alla forza lavoro un tessuto sociale in continua evoluzione riparava i danni.



Per inteso,nessun giardino dell’Eden,anzi ben lontano dall’esserlo,quello che dico è che comunque la prospettiva Rivoluzionaria per quanto sempre rimandata rimaneva comunque sostanziosa;le condizioni rimanevano in divenire ed ottimistiche.



Il default di questa stasi si innerva con la caduta dell’apparato Sovietico persosi nelle sue contraddizioni di dover rincorrere un Capitalismo scalpitante delle nuove tecnologie e tener saldo un marxismo stanco,sempre uguale a se stesso (malgrado le immense possibilità in lasciato dallo scienziato) .



Ma è proprio dal prisma illuminante di Marx che proseguiamo la disanima, il terreno ideologico,giuridico preparato da tempo dal liberismo si poteva espandere come la gramigna senza la suddivisione diunviriale del pianeta,il suo concerto si è propagato di passo con il Capitalismo e i sistemi politici,la vulgata accademico/mediatica di “fine della storia” ha tenuto il passo,in un cotesto generalizzato di euforia schizoide il Capitale ,quello di marxiana memoria si preparava non alla rivincita ma lentamente si incominciava a scavare la sua fossa.



E’ dato che il Capitalismo ha nel suo DNA la crisi,la caduta tendenziale del saggio del profitto è la costante,l’immensa capacità produttiva si scontra inevitabilmente con la incapacità,o meglio la volontà di non redistribuzione,il Capitale circolante viene ad essere sostanzialmente in difetto di quello prodotto,la possibilità di allargamento dei mercati in un contesto globalizzato viene a mancare,e quando questo sfocia nella via oligopolista la de-pauperizzazione delle genti è giocoforza dato.



Le possibilità date dalle merci a basso costo asiatiche sono panacee che nascondono dietro se una compressione ulteriore del Lavoro,il Capitalismo Occidentale rischia uno stallo devastante sin tanto che l’Europa e la sua moneta aprono definitivamente i mercati azionari,la deregolamentazione made in USA viene seguita con una lena mistica,la produzione riprende grazie alla droga del credito.



Credo che l’accezione drogato sia la più confacente al caso,per una decade il mercato globalizzato Occidentale è vissuto all’interno di uno status aleatorio,fittizio,il suo vigore produttivo in una egida di massimizzazione del profitto è stato artificialmente sovvenzionato e ridistribuito alle popolazioni che dovutamente fuorviate hanno partecipato allegramente al banchetto,quelle quantità immense di merci sono state consunte a beneficio dei produttori privati con l’intervento propizio della sostanza stupefacente del credito.



Il prodotto sociale ormai in continua espansione con le tecnologie date, è stato collettivizzato non in un contesto socializzante,eventualità questa quanto ormai pronta quanto parimenti tacciata di violenza e di arbitrarietà della libertà individuale,relegata nella fine delle grandi narrazioni come un rudere delle Storia,ma al contempo la stessa grande narrazione è stata fatta propria dal Potere nella allucinatoria possibilità di ognuno di ottenere il tanto agognato mezzo per la emulazione dell’agiatezza, la possibilità di trovare il proprio Essere in quel che sembra l’unica ragione che questi possa essere riconosciuto, nella vulgata individualista ..l’apparire diviene Essenza.



Nell’induzione forzata al relativismo contemporaneo, nelle masse il denaro diviene unica verità,il nichilismo prende il sopravvento e nella naturale necessità dell’uomo di trascendenza il denaro raggiunge il suo apice rendendosi Ente unico,il nuovo Dio… colui che regola le nostre vite,sopraggiunge un’allucinazione che all’interno dell’Essere si fa reale.



La dinamica…la conduzione che il Capitalismo impone per la sopravvivenza di se stesso e… a se stesso conduce l’Uomo contemporaneo all’interno di una allucinazione che diviene reale,lo stesso Capitale diviene una essenza, una astrazione di se stesso che trascende il reale personificandosi nel misticismo ,la sua aleatorietà è pari però alla sua prominente immanenza che si staglia prepotente nella sostituzione delle istituzioni date,che esse siano comunità o Stati che esse siano oggettiviate all’interno della vita stessa del singolo individuo dando luogo ad un intersecabile ed indistinguibile connubio tra trascendenza ed immanenza in una dialettica fuor di ragione,una metafisica priva di fondamenta veritative,priva di universalità.



Daccapo,la vita delle persone singole ,delle loro creazioni sociali e collettive sono permeate in tutto il loro incedere storico all’interno della finanza capitalista e del suo modus operandi ,la necessità che questo richiede è quello che il reale si possa fondere unilateralmente con il virtuale dei mercati azionari.



Di contro e per ben esser chiari, che questa trascendenza sia emanazione diretta ed essenziale del Capitalismo è solo la inevitabile conseguenza atta alla sopravvivenza dello stesso,la logica conseguenza che questo impone al genere umano di ritornare ad uno stato primordiale,allo status di natura essendo nella impossibilità strutturale di proseguire nella evoluzione dell’uomo stesso,quella evoluzione bloccata mi ripeto proprio nel mentre della possibilità marxiana,della liberazione dalle catene private e dell’entrata nella nuova era della collettivizzazione.



Ecco sopraggiungere imperante ed incontrastato il “Finanzcapitalismo” termine questo che ho preso in prestito dal saggio omologo di L.Gallino,una panoramica completa e ampliamente documentata dell’oggetto in questione (ne consiglio vivamente la lettura)un’ analisi di un economista evidentemente al di fuori del coro di galline spennacchiate dell’attuale scenario intellettuale molto dedito al loro padrone.



Cerchiamone una sintesi come logico proseguimento alla disamina che si sta portando avanti ,già in altre mie note (“la crisi e la menzogna 1”;” La crisi e la menzogna 2”;Basilea 3”in“comunistipaolotsl.blogspot.com) avevo provato, previe le mie modeste possibilità ,di adire ad una argomentazione in tal senso,facendo autocritica posso ben dire che nelle suddette note che prendevano in questione i trattati internazionali ,erravo nel additarli come causa,essi non sono la causa ma l’effetto della situazione che qui esaminiamo (ma come lontane reminescenze matematiche mi suggeriscono cambiando i fattori il risultato rimane invariato,ossia il concetto allora esposto è comunque validato da gli altri dati appresi ad oggi).



Il trattato ratificato a Basilea (l’ultimo recentemente ) è l’ennesima riprova della inconsistenza e della assoluta distanza che si voglia prendere per dare una regolamentazione reale al Sistema,si impone alle Banche di avere una quantità data di liquidità fronte alla possibilità di queste di elargire credito,che questo possa essere uno a dieci (semplifico per non addentrarmi in un campo tecnicistico che non mi appartiene) non è oggetto del problema,perché questo rientrerebbe in una logica di investimento,ma le Banche ,e questo è il punto,solo sulla carta adempiono a questo obbligo, in quanto a questi dieci creditizi conto terzi sopraggiunge la possibilità di cederli tramite obbligazioni ad entità finanziarie prestanome ,dalla cedente stessa create all’uopo, la base creditoria diviene infinita,un credito diviene nell’immediato un attivo,questi viene contabilizzato come tale e riproposto come base imposta a nuovi crediti,nel mentre l’obbligazione nel ventre della ente finanziario fantoccio viene messo in circolazione nei mercati secondari in veste dei nuovi prodotti tecnologici che si chiamino derivati o quant’altro,ogni tal prodotto possiede una possibilità non confutata di espansione in altri prodotti,una vite senza fine,una pazzoide costruzione di dinamiche atte alla sola e continua creazione di valore di scambio ,una Sovrastruttura che sorregge la Struttura nella depravazione totale che sfocia nel feticismo ascetico del denaro.



Quel che si è andato strutturando è l’Impero del debito,una intera concezione basata sul debito,un paradigma valoriale basato sul nulla,che ciò sia deflagrato nel ventre del liberismo ovvero negli Usa non è certo un caso,vedi il debito americano verso gli unici costruttori di reale ricchezza mondiale quale è attualmente la Cina (quantomeno in queste proporzioni) ciò rientra nelle conseguenze fino ad ora esposte e che torneremo ad incontrare ulteriormente,come non è un caso che l’Europa unita nella sola accezione monetaria abbia seguito fedelmente le orme statunitensi,adottando parimenti quel sistema de -regolativo della finanza oltreoceano in esso già in voga da qualche decennio innanzi,pensare altrimenti sarebbe stata una utopia,la visione liberista e la genesi del Capitalismo traggono dall’espansionismo molecolare la propria vitalità, la appartenenza geografica svanisce nella eterea forma del bio-potere contemporaneo,in questo la connaturale visione di confini novecenteschi divengono accademia di fronte alle forze economiche globalizzate Occidentali,che non hanno più un nome specifico o una appartenenza etnica, si intrecciano in una sorta di multiculturalismo per una entità senza barriere.



Ma questa è una entità basata specificatamente su una Classe,una sola esigua classe che prende il bastone del comando planetario e lo utilizza come una clava contro il resto enorme della civiltà planetaria,devastando usi e costumi,devastando ogni criterio di convivenza,relegando gli Stati a guardiani repressivi dei propri dettami,a difesa di quei confini territoriali innalzati ai margini Imperiali ,che sfocia nei respingimenti coatti come nelle guerre espansionistiche,piuttosto che nell’imporre agende politiche atte al graduale smantellamento di tutti i legami sociali e beni comuni, fonti inestinguibili di ricchezza piuttosto che come pericoloso germe contraddittorio alla vulgata individualista se mai dovesse perdurare una siffatta concezione.



Quindi è tanto vero che lo smantellamento de facto delle Strutture comunitarie sono approvvigionamento di liquidità monetaria ,come vero di concerto che rientra nella ideologia liberista inerente a questo la instillazione nelle menti delle genti di un individualismo becero da sopravvivenza,di ritorno allo stato primordiale di soggetto alienato dal contesto e ad esso contrapposto singolarmente,il suicidio del Sistema Sociale e parimenti il confinamento nell’oblio della Soggettività comune che era parte integrante del contesto,unico vero e credibile Ente in grado di entrare in conflitto con il Potere.



E’ così in essere la più devastante delle politiche padronali,una concezione che trasforma l’uomo e quel che lo circonda in un oggetto di scambio,una cosa e come tale commercializzabile,che permea nella vita di ognuno apponendo ad esso una classificazione valoriale immanente alla monetizzabilità ,un Potere che non vuol più essere parte integrante della concezione umana,ma vuol essere la struttura che integra a se la concezione umana,non è più un mezzo per raggiungere un fine,quale dovrebbe essere in sostanza il bene del genere umano,ma si pone Esso come fine ultimo utilizzando come mezzo il genere umano.



Un processo Storico che non possiede una metafisica che basa le sue verità sul bene ultimo della Specie è un processo che uccide la Storia stessa,una realtà che abita solo il presente,cancellando il passato e ignorando il futuro è una realtà che galleggia nel nulla,una bolla d’aria che galleggia in un oceano in burrasca.



In questo paradigma scandalizzarsi della depravazione raggiunta dal sistema finanziario è fuori luogo, lasciamo alle versione ufficiale di propaganda che si veste candidamente da verginella tale asserzione,e proseguiamo nella strada che continua ad essere la inevitabilità proprio in forza a tale paradigma del naturale sbocco nel capitalismo finanziario fronte al suo incombente declino produttivo e quindi alla forma inessenziale della costruzione padronale del nuovo millennio ,sintetizzabile daccapo nel nulla…



Stiamo vivendo all’interno di un nulla antropologico,di una concezione che non solo non è universalizzabile ma che ha nel suo essere il proprio delirio ,una narrazione che pur per non rinnegare se stessa di fronte all’incedere della Storia,si adopera nel portarsi essa stessa in un tunnel senza via di uscita,trascinando dietro se non solo gli individui ed i Sistemi ma la Storia stessa.






Daccapo, si è calcolato per difetto che all’apice, nell’ istante antecedente il rivelarsi della crisi,solo i derivati avessero un valore nominale pari a cinque volte il prodotto interno lordo mondiale, e se vero è che tante operazioni legali certamente,ma al contempo non conosciute all’interno della finanza secondaria si può ben intuire come questo calcolo possa essere inevitabilmente incerto,ma questa è una aggravante,ovvero il dato conosciuto già di per se è una enormità,semplificando possiamo dire che il sistema Occidentale ha goduto nella sua follia di una valorizzazione che ha moltiplicato indefessamente le sue reali possibilità.
La contraddizione in essere è palese,non solo si è voluto truccare il motore della macchina ma si è truccato arbitrariamente anche le prestazioni, le possibilità intrinseche del sistema sono state dopate ,la circolazione valoriale di concerto è fittiziamente surreale, ma il surreale si rivela nelle sue risultanze,non nelle dinamiche e nella genesi.



Bisogna ben comprendere che sia la genesi che la dinamica non rientrano in un verificarsi mistico degli eventi,ovvero se possiamo concedere minimamente che l’effetto ne sia una depravazione incontrollabile,la causa è tutto fuorché fuori concetto.



Ho più volte toccato questo argomento,ma la sua centralità mi obbliga a tornarci ulteriormente.



Nel novecento l’equilibrio imposto nei modus est/ovest dettava i tempi del progresso, se vero è che la Unione Sovietica impegnava tutte le sue risorse economiche e sociali nell’inseguimento allo sviluppo tecnologico in seno agli armamenti bellici,è altrettanto vero che nell’Occidente europeo vero ago della bilancia di allora nel contesto duale mondiale si attuavano politiche sociali restrittive al Capitalismo nella loro preminente accezione comunitaria,atte al contenimento dei moti rivoluzionari presenti in tali realtà, ovvero il sistema tecnologico era imbrigliato nella socializzazione di esso. Questo equilibrio di natura bellica,malgrado tutte le contraddizioni messe allo scoperto nei moti sessantottini sia ad est,mi sovviene Praga e la sua primavera che ad Ovest in tutta la sua estensione, teneva una base temporale molto più confacente all’uomo ed al suo sviluppo,poneva come paradigma l’evoluzione sociale come conditio sine qua non la propria sopravvivenza.



Fronte ad una seppur minima possibilità che nel momento in cui potesse mancare questo equilibrio la evenienza di una guerra finale doveva essere annoverata ,questo ben lo sapevano i Partiti Comunisti europei,ben lo sapeva il PCI guardandosi bene dal portare la adesione in massa ad esso di quei tempi , nel moto rivoluzionario quale il suo status sia filosofico che numerico avrebbe dovuto,ma alla dirigenza era ben chiara la posizione da prendere,l’equilibrio suddetto era vincolante,le stragi di stato,la strategia della tensione sono state perpetrate da parte del Potere reazionario in nuce al contenimento dei moti extra-partitici.



L’equilibrio si è spezzato all’implosione dell’Impero Sovietico,alla sua incapacità ,piuttosto che all’obbligo dovuto alla sua struttura di poter superare al contraddizione della dicotomia tecnologia/comunismo dogmatico, ossia nell’impossibilità di recedere dal continuo armamento per mantenere la stasi mondiale,un continuo sviluppo tecnologico in tale campo nel quale impegnare tutto il potenziale sociale,o meglio di condizionare inderogabilmente la economia pianificata alla realizzazione di esso,troppo se contrapposto ad un sistema liberista statunitense a struttura privata anch’esso certamente, dispiegato in tal operazione ma con la possibilità di espandere le ricerche e le scoperte dell’accezione militare anche alla società civile con maggiore intensità e una velocità doppia non dovendo metter in atto politiche sociali,non avendo in essere il minimo vincolo sociale di fronte al profitto.



Mantenere un apparato burocratico e militare di notevoli dimensioni,impiegare ingenti risorse per la tecnologia bellica,è questo l’impegno troppo gravoso che ha generato la contraddizione alla economia sovietica bloccata su un dogmatismo auto legittimante, il Capitalismo di stato espresso nell’est sovietico non ha retto la pressione tecnologica endemica al Capitalismo sui generis,non ha retto alla stessa contraddizione che si riproponeva di superare, della caduta tendenziale del saggio del profitto di Marx essa non ne è stata immune, nella se pur condivisibile concezione dell’economia pianificata, la applicazione dogmatica in mancanza di espansione ed in presenza della concorrenza con economie liberiste ha generato un blocco sostanziale.



Quando tutta la espressione che si ricavava doveva essere applicata alla ricerca militare il blocco sociale si è andato sempre più disgregando fino alla sua insostenibilità,la dissoluzione individuale all’interno della collettivizzazione quando questa non ha potuto porre più in essere delle gratificazioni sociali inerenti la pressione temporale si è resa sempre più un dilemma,qual dunque le evidenti possibilità tecnologiche raggiunte se non in ragione al potenziale bellico ha posto le basi del suo sgretolamento.



La implosione dell’Impero Sovietico è imputabile daccapo alla impossibilità di reazione al sistema tecnologico in seno al dogmatismo marxista, le altre figure dal Papa polacco al reaganismo liberista,dal compunto Gorbaciov alla marionetta Eltsin non sono che figuranti all’interno dell’incedere storico del progresso tecnologico e alla Potenza in esso inespressa che cerca la sua realizzazione mietendo sul suo corso vittime illustri.



Tutti quei sistemi che si ergono a verità assolute sono sovrastati dalle capacità conoscitive, dalle scoperte applicate alla produzione, dal continuo rinvio ad oltre delle possibilità appena aperte,dall’incessante evoluzione che ha in essere altre evoluzioni che sono in Potenza alla tecnologia,condizioni insostenibili se non dialetticamente e questo nel dogmatismo,in ogni dogmatismo che sia quello sovietico o quello cattolico cristiano ma come altrettanto il Capitalismo non può essere posto.



Le scienza applicata alla tecnologia ecco la pietra angolare della quale dobbiamo servirci per leggere gli accadimenti contemporanei,della quale una autorevole mente quale quella di E. Severino ci offre notevole spunto di riflessione e dalla quale sto attingendo ,con la modestia del caso ,nella mia esposizione inerente a tal concetto ( consiglio di leggere “il declino del Capitalismo” E.Severino).



(Questo passaggio tanto lungo quanto non privo di difficoltà per il sottoscritto in quanto Comunista ,risulta essere necessario al proseguo dello scritto, in cui cercherò di dare il dovuto rilievo al grande Marx,del quale in questo ultimo passaggio qualche disattento lettore potrebbe aver avuto sentore di ripudio,ma che altrimenti io ho imparato a conoscere ben al di sopra del dogmatismo sovietico.)



La dissoluzione dell’URSS ,e con essa inopinatamente la prassi rivoluzionaria,ha dato luogo a notevoli cambiamenti sullo scenario planetario,da una analisi volutamente errata dell’accaduto si è dato vita ad una pressante propaganda mitologica della vittoria del bene sul male,che la stessa Storia avesse sancito la superiorità del liberismo Capitalista o meglio si sanciva la fine della Storia e che il Capitalismo si ergeva a verità assoluta.



Si è dato seguito alla vulgata della libertà,della quale ad ora ben sappiamo che di libertà si parla solo a fronte di una esigua classe planetaria.



Tutti gli obblighi sociali imposti dall’azione conflittuale del novecento sono stati rilegati nello scantinato come obsoleti, come parte integrante di quelle grandi narrazioni ormai sorpassate,la unica grande narrazione doveva parlare e tutt’ora parla di un grande ente,l’unico dio, quel mercato che trascende ad esso tutti gli altri enti rendendoli superflui, ed in una totale de-regolamentazione offre una redistribuzione mistica.



La analisi marxiana del Capitale,in forza a tutto il suo potenziale ed unica realtà in grado di massimizzare la produzione di beni è divenuta realtà ,le capacità di uscita dalle crisi endemiche hanno trovato subito sbocco nell’espansione e nella ricerca oramai non più vincolata, ma altrettanto reale si è dimostrata la impossibilità di uscita dalle crisi produttiva una volta che l’espansione è data che la ricerca è divenuta autoriproducentesi.



Daccapo,le possibilità tecniche dovute dalla applicazione delle intelligenze artificiali all’interno della produzione sociale sono divenute nell’arco di una decade fonte inestinguibile di capacità,questi in mano al profitto ed in un turbine concorrenziale atto alla eliminazione della concorrenza stessa per lo stabilirsi di oligopoli,ha dato origine ad una possibilità produttiva senza precedenti,il Capitale costante si è reso prominente rispetto al Capitale variabile ,distribuendo questi in miriadi di entità fuori dalla concezione data di “produzione” e inoltrandoli in molteplici rivoli di concetto ed analisi,di propagazione e ricerca, tutte soggettività altre dal duro e puro operaismo,una disgregazione mirata al profitto massimo e al Potere sociale.



La tecnologia ha dato modo di sorpassare la alienazione marxiana ottocentesca,espressasi in forza nel fordismo novecentesco,disarticolando la produzione e bay-passando l’uomo stesso in gran parte del lavoro usufruendo di macchine sempre più efficienti e di quasi totale autonomia (in Giappone questo si verifica allo stato puro ) o da soluzioni di ingegneria genetica per il comparto agricolo.



Le possibilità di investimento lasciate libere dalla ex classe operaia vengono adoperate in ricerca di nuovi prodotti ed in gestione dei prodotti già esistenti,lavori di concetto che subentrano a quelli manuali,prestazioni che con l’ausilio dei computer vengono facilitate e in questo trovano il loro oblio essendo genericamente assumibili da chiunque,ed in quanto così strutturate in seno alle capacità di immagazzinamento dati delle intelligenze artificiali e di possibilità infinite di spostamento di essi ,gestibile in ogni dove globale ,lo sminuzzamento della classe lavoratrice sui generis rende impossibile anche qualsiasi residuato conflittuale.



Il vigore produttivo continua a fagocitare una serie illimitata di beni,la destrutturazione mentale delle genti adoperata nella incessante reificazione dell’avere facilitano all’uopo questa dinamica,declassando l’uomo ad oggetto dell’apparato si instilla in esso la cultura del nulla….la alienazione ha preso possesso della intera vita sociale.



Ma come il tossicodipendente rimane quieto di fronte alla periodica dose,la massa rimane tale fino a quando il Sistema rimane in grado di soddisfare le proprie pene consumistiche,ma come è ben noto il sistema Capitalista ha nella sua essenza la crisi,il sistema sociale non può essere rapido quanto quello produttivo di adattarsi ai cambiamenti imposti da questo nella ricerca spasmodica del profitto,e se questo avviene nel contesto di un sistema tecnologico questi cambiamenti avvengono ad una velocità prima inimmaginabile ed invero insostenibile.



Siamo di fronte ad un sistema produttivo senza precedenti,si sono aperte delle possibilità che solo qualche anno addietro sarebbero state tacciate di utopia,ma in questo specularmente la redistribuzione è venuta meno,il capitale circolante non è stato più in grado di assorbire non solo le eccedenze ma la produzione stessa,lo stallo è di quelli che ai più romantici ha fatto credere che fosse arrivato finalmente il momento del tramonto del capitalismo e della socializzazione di una produzione oramai più che confacente le necessità e oltreché in un progressivo divenire.



Il paradigma della proprietà privata della gestione del bene comune e dell’apparato tecnologico in visione dell’unico fine del profitto,mostra le sue rughe quando nel circuito viene pompata la finanza,la circolazione e di concerto la produzione prende fiato dalle infinite possibilità di prestito artatamente date dalle banche e consimili,il credito diviene regola sia per il consumo del privato cittadino,sia per entità sociali all’inseguimento di possibilità propagandistiche di alleviamento della mancanza di uno stato sociale mercificato,svenduto a seguito della allucinazione collettiva dell’efficienza privata .



Siamo passati dalla regola prima del capitalismo D’-M-D’’ in forza alla analisi marxiana , ad un paradigma contemporaneo riconducibile ad un ascetico D’-D’’.



Entriamo nel merito dove D’ è l’addizione del capitale costante con il capitale variabile della forza lavoro, dove M è il risultato del dispiegarsi della forza produttrice conseguente e D’’ è il compimento dove lo scienziato porta nella realtà le risultanze dell’analisi che pongono lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo del Capitale per l’ottenimento del plus-valore, ovvero una quantità di denaro maggiore rispetto a quello impiegato dato alla luce dal lavoro e dal suo sfruttamento peregrino, ma non è questo il punto ma bensì lo svelamento della centralità dell’uomo nel suo incedere evolutivo, ovvero come nella dinamica effettuale della produzione la sostanza materialistica è prominente, qualsiasi concezione trascendente della produzione sociale è confutata dallo scienziato di Treviri e portata in un contesto dove l’uomo è parte unica del processo stesso, le possibilità mistiche del Capitale di ottenere profitto dall’investimento sono confutate e portate nella luce veritativa dello sfruttamento, ogni operazione posta in essere trova nell’uomo la sua realtà, che questa possa essere quella dello sfruttatore come quella dello sfruttato .



Con il materialismo storico Marx non offre solamente il suo genio al servizio dell’economia, ma offre al di fuori di ogni possibile dogmatismo la continuità dell’uomo e ad il suo incedere all’interno della Storia, ossia mostra la sostanza veritativa dell’evoluzione del Genere, centralizza ad Unicum l’uomo relegando ogni trascendenza mistica ad aporia, ovvero porta alla luce il concetto della produzione materiale come istanza storica della produzione sociale ,ed è in questo che dimora la sua grandezza,nell’aver prodotto non solo una analisi prettamente logica ma di averla contestualizzata all’interno della episteme filosofica , così facendo non solo ha messo a nudo il Capitalismo ,ma dandone una collocazione diveniente all’interno della Storia ha reso la sua contraddizione insuperabile se non nel suo sovvertimento,ossia nella evoluzione endemica dell’uomo spogliato da qualsivoglia condizione altra se non quella di essere tale, la conduzione capitalistica non ha in sé la possibilità di oltrepassare quel dato punto da esso stesso creato ,riconducibile alla impossibilità oltre certi limiti di costituirsi universalizzabile .



Daccapo, concependo il Genere Umano come Ente diveniente ed in un continuo Storico alla ricerca della verità e del bene universale, il Capitalismo ha compiuto il suo ciclo, le possibilità di progresso insite in esso sono terminate, la sua contraddizione prima del profitto come unico fine non è più in grado di rispondere positivamente alle forze propulsive della ragione ,la regione che risiede nella volontà umana di sorpassare le sue penurie e miserie,la necessità dell’uomo di dare motivazione al suo essere finito non in eteree vite eterne ma all’interno di questa finitezza, la ragione che parla oramai di un sistema mondo non più in grado di dare sostenibilità ad una Struttura che ha ormai perduto il suo senso.



Quindi è il Capitale stesso che situa sul piedistallo Marx forse più di quanto possano aver fatto gli stessi marxisti allorquando nella impossibilità di ulteriore dispiegamento del suo potenziale ,nella impossibilità di rigenerare la riproduzione sociale, seguendo fedelmente le orme tracciate dallo scienziato che ne delineava il suo superamento, leggendo in esse la propria dipartita , specularmente sfruttando il momento propizio o forse propiziato da una massa inebetita ,innesca il principio del D’-D’’ .



Se in D’-M-D’’ è reale e la contraddizione si genera ciclicamente ed ha in essere un suo superamento,nel denaro che genera denaro la contraddizione è in essa stessa, ovvero è un niente,e come tale non ha in germe alcun superamento.



Riassumendo:



Il Capitale non solo non offre più risposte ma ormai scevro da ogni obbligazione sociale si sposta senza vincoli in ogni dove de localizzando in luoghi a basso costo, tanto basso quanto i diritti dei lavoratori a loro annessi, una sorta di sfruttamento ottocentesco, ed inscena una flessibilità ed una precarizzazione selvaggia, a seguito di una modernizzazione dell'apparato industriale Occidentale ove la tecnologia ha dato modo tramite la computerizzazione di allentare il sistema alienante delle macchine sull'uomo, ma ha reso l'uomo un surplus, se consideriamo l'operaio tradizionale, invero all'operaio postmoderno, rappresentato principalmente nei servizi tecnologici, resosi soggetto individuale estraniandosi dalla soggettività sociale, si presenta un'alienazione totale, la vita stessa gli è alienata, al servizio del capitale cognitivo



Il dato è un sistema produttivo senza precedenti,grazie alla delocalizzazione e sfruttamento predatorio per i beni materiali da una parte, e dall'altra dalla produzione di beni astratti, quali le comunicazioni, gli affetti, i servizi alla conoscenza del capitale cognitivo, ma questo data l'inerzia della politica e la natura rapace del Capitalismo non è stato accompagnato da una equità sociale e da una ridistribuzione,invero la possibilità di riproduzione sociale in virtù dell’ultimo dispiegamento dilagante del Capitalismo non solo è venuta meno,ma è arrivata alla sua fase conclusiva.



Era già in ventre la crisi quando si è ricorsi inebetiti al capezzale del morituro liberismo offrendogli la medicina del credito al consumo.



Ed è in questo che sopravanza il concetto di D’-D’’ come risposta.



Ma il denaro che genera denaro è un non senso,il denaro che ha come unica accezione il moltiplicarsi di se stesso è un astrattismo in odor di misticismo, la sua dinamica non può essere corroborata da dati veritativi, ovvero il denaro non è altro che una merce , o meglio è l’equivalete di una merce,che questi possa essere la merce in quanto materia o merce in quanto lavoro rimane un suo equivalente, globalmente riconosciuto esso si scambia in ottenimento di un qualcosa dato,anche lo scambio valutario è qualcosa dato avendo in essere una Struttura che ne produce il suo valore che ne avalla la sua consistenza.



Daccapo,quindi il denaro ha in sé il valore di scambio ed un sistema economico regolare ha parimenti il suo equivalente posto allo scambio stesso,ammissibile che questo sia didattico e che nel circuito economico le variabili sono molteplici,comunque avendo uno spettro di analisi temporale ampio le risultanze tra valore di scambio-valore d’uso all’interno della bilancia della produzione materiale e sociale dovrebbe orientarsi verso un allineamento,ma questo evidentemente non è più.



Considerando i valori nominali all’interno del circuito azionario ci accorgiamo che questo allineamento non solo è venuto meno ma è stato oggetto delle più disparate concezioni che questi potesse essere sempre più allontanato,la depravazione azionaria ha raggiunto uno status feticistico della moneta,si è dato ad esso il ruolo primo della circolazione indipendente se non alla sua auto-genesi ,si è dato ad esso la sostanza che trascende il suo essere un’equivalente costituendolo come ente proprio, si è dato al denaro una valenza mistica nel suo auto- riprodursi, si è dato una concezione mistica del suo essere.



Questo però non è accaduto come in un big-beng non è un’improvvisa piaga biblica,ma il terreno sul quale è cresciuta questa gramigna è stato ben seminato e coltivato dal Potere,le enormi capacità di condizionamento poste in essere dalle nuove tecnologie in forza al Capitalismo hanno sapientemente create quelle condizioni nel quale il non senso della divinizzazione del denaro potesse essere la più adeguata cornice di un quadro altrettanto impostato.











Su questo,cerchiamo di porre un’altra base a suffragio della dinamica del “Finanzcapitalismo”,considerando che la massa è parte integrante del Sistema,e che il Potere trae da essa la sua linfa vitale è gioco forza l’assoluto suo coinvolgimento ,di concerto la partecipazione inerme di essa è parte integrante alle dinamiche,un asservimento ottenuto con un dispiegarsi capillare della coercizione molecolare della ideologia liberista.



Il potenziale che il Capitalismo ha di condizionare la vita del singolo è devastante, nell’accezione di “biopotere” alberga la possibilità dello stesso di cambiare biologicamente gli istinti innati , le passioni, ogni pulsione soggettiva viene immancabilmente forzata ed immessa all’interno del flusso merceologico ,si oggettiva costantemente in un qualcosa che sia di uso e consumo, oggetti che in quanto già dati non necessitano di riflessioni , a quel punto non è importante che si chiamino Guevara, rivoluzione o libertà, alla bisogna possono essere consumati o gettati via senza drastiche conseguenze.



(Su questo potrei consigliare la lettura di “L’ antiedipo” di Guttari/ Deleuze o “Eros e civiltà” di Marcuse ,quelli che personalmente hanno attratto maggiormente il mio interesse ).



Cerco oltremodo di sintetizzare:nella pubblicità televisiva per i prodotti dei bambini ne possiamo trovare un esempio portante,è devastante, parla direttamente , è rivolta in prima persona al pupo, lo incita ad entrare nel sacro mondo dell’avere e lo indirizza verso una formazione ( in quell’età forma le sue solide basi) che del suo essere non saprà proprio che farsene se non lo troverà in vendita al supermercato, i genitori? Probabilmente a lavoro per guadagnare quel tanto per comprare al bimbo il suo essere, convinti nelle accezioni ammorbanti delle menti delle proprietà educative della tv e ciechi fronte alla sua violenza.



La scuola è la culla delle menti e da allora via con le rivisitazioni storiche, mai parlare di Stalingrado e del suo valore storico fronte alla sconfitta del nazi-fascismo,mai parlare che se non fosse stato per la guerra partigiana la liberazione anglo-americana sarebbe stata una occupazione (più di quel che è stata)ormai stiamo ai quiz, una formazione a quiz ,persino l’ammissione dei dottorandi in medicina è stata ridotta a ciò , fronte a milze e cistifellee si misura la loro sapienza nell’attualità mondana,il piattume che ne consegue è evidente. Nel sistema multimediale si contano le parole più in voga per metterle in bocca ai politicanti di turno(Berlusconi che parla di rivoluzione).



(Portare aneddoti diretti alla vita italiana non sviliscono il concetto,dato che nella mondializzazione i comportamenti del Potere tendono ad una standardizzazione.)



Potrei portare una quantità di esempi infinita ma perderemmo il nesso , che rimane il condizionamento del Potere che si adopera in ogni direzione atta al di scioglimento della soggettività all’interno dell’oggettivazione capitalistica, una condizione che rende le masse individualistiche nell’eterna ricerca di quel qualcosa disciolto nei mille rivoli del mercato capitalistico.



Tutto è portato all’interno del ventre molle del Potere costituito,tutto è codificato nelle sua membra,ogni pulsione liberatoria,rivoluzionaria,la condizione umana in se è già istruita,condizionata nel suo intimo,indirizzata nei canali precostituiti.



E’ chiara la conclusione del ciclo storico del Capitalismo,ma più questo è palese e più il Potere rafforza il suo potenziale condizionante,ovvero il bio-potere integralizza il suo modus operandi ,è proprio in virtù della sua Debolezza strutturale che intensifica la sua capacità mistificatoria lasciando liberi i canali di sfogo, di conflitto che in realtà rimangono al suo interno,quali potrebbero essere i moti settari rivendicativi,tanto invisi pubblicamente quanto parimenti grati al Potere non toccato nella sostanza .



La dissoluzione delle classi la frammentazione del Lavoro e l’appiattimento politico è contestuale alla frantumazione delle soggettività sociale, è la risultanza del capillare e sistematico condizionamento atto alla produzione di quell’uomo nullo all’interno di quella rappresentazione mistica del mercato e alle sue deificate virtù.



Ecco dove è finita la soggettività conflittuale,la coscienza di classe, quantomeno la coscienza dell'uomo sui generis è ora disposta consensualmente all'asservimento.



L'accezione di post-modernismo che a ragione viene contestata in forza alle non rotture atte ad un cambiamento Storico,quale sono state la Rivoluzione francese per l'Illuminismo o la Rivoluzione industriale per la Modernità,la vedo altresì confacente al cambio strutturale nel condizionamento che il Capitalismo è riuscito a mettere in essere,comunque un rilievo non marginale dell'evolversi storico.



Il condizionamento abbraccia (nella cultura occidentale) il tutto, c'è un indirizzamento del desiderio in canali precostituiti, parlo daccapo di una decodificazione delle pulsioni soggettive ed una consequenziale codificazione oggettiva in beni di consumo individualisti,ossia la complessità umana viene ridotta capillarmente e scientificamente in un Unicum interno al corpo del Capitale.



Ogni pulsione liberatoria o rivoluzionaria viene indotta,tramite l'educazione genitoriale,la scuola,i mass-media,all'interno,sopra un canale precostituito,che porta le persone ad individualizzarsi nella ricerca di quella soggettività disciolta in beni materiali,una eterna ricerca che non approderà mai a nulla,perché è in un Nulla concettuale che si trova.



Che il meta-capitalismo,con le sue creazioni di valore dal nulla sia al suo culmine lo ha ben rilevato la crisi che stiamo trattando,ma che sia ben lungi dall'abbandonare questa linea è vero come è vero che il Potere sta tornando tanto inevitabilmente quanto arbitrariamente ne era uscito al materialismo di Marx (avvalorandone di nuovo la tesi scientifica) utilizzando quei metodi Ottocenteschi per creare il plusvalore atto a compensarne le voragini strutturali,daccapo il Capitalismo sa bene quel che sta facendo,ma la gente,le masse no.



Concludendo questo passaggio se non si riesce a smantellare la produzione di fatto dell'Essere,la produzione di quell'uomo creato artatamente dal bio- potere,il non senso continuerà a dettare i tempi ,il denaro non sarà ricondotto nel suo alveo immanente e la sua trascendenza mistica darà forza allo spostamento di ricchezza verso l’alto che non solo non troverà ostacoli ma anzi sprofonderà le inebetite masse nel buio più assoluto.



Possiamo tirare qualche somma giunti a questo punto,ovvero abbiamo ripercorso se pur sommariamente la parabola che ci ha portati all’oggi,includendo in essa la contingenza storica del suo preambolo riconducibile dalla rivoluzione sessantottina alla caduta dell’Impero Sovietico,la libertà produttiva ,accompagnata da progressi tecnologici inarrestabili l’immediata conseguenza,l’espansione totale della produzione capitalistica a livello mondiale il naturale motore connaturato ad esso, il devastante condizionamento delle genti che abbraccia tutto questo suddetto periodo sfociando nella destrutturazione dell’uomo relegandolo a semplice consumatore asservito,condizione primaria per rendere la mercificazione dell’Essere ineluttabile e portarlo fuori da ogni condizione di supremazia stessa dell’Essere.



Ogni verità data,quale dovrebbe essere il continuo progresso socialmente inteso del genere umano è stata ricondotta artatamente a semplici equazioni matematiche che potessero essere riconducibili al profitto ,il profitto nella veste della produzione Capitalistica si è eretto ad unica ed inconfutabile verità.



Quando questo ha mostrato le crepe della sua insostenibilità,quando questo ha mostrato sempre più la sua contraddizione,facilitato da una oramai supina classe politica ed una massa popolare sempre più inebetita, ha potuto resuscitarsi pompando nel Sistema la finanziarizzazione del debito.



Nuova linfa vitale si è immessa nel circuito produttivo ma al contempo il cambio paradigmatico ha delineato tutto il suo non senso ,il denaro è divenuto unico oggetto del desiderio della classe padrona,non più mezzo ma fine,non più un semplice equivalente ma la ragione unica dell’incedere vitale,in una sorta di allucinazione collettiva lo si è elevato a forza trascendente,il denaro è divenuto Dio,ogni azione concernente lo sviluppo sia sociale che produttivo lo si è piegato alla sua forza,immense ricchezze hanno aleggiato supreme sulle teste degli imbelli mortali.



Ma questo Dio è un gigante dai piedi d’argilla,la sua inconsistenza è pari alla sua grandezza,la sua trascendenza è una mistificazione creata dal Capitale,una mistificazione che ha generato un mostro economico dove il valore di scambio del denaro si è auto-generato senza avere in seno il valore d’uso ad esso corrispondente.



È questo l’oggi in cui ci troviamo a vivere,c’è un’immensa ricchezza riconducibile al valore di scambio che non trova controparte,o meglio la controparte che si era indotta artificialmente a contribuire alla sostanza del valore d’uso è venuta meno.



Sono i piedi d’argilla,riconducibile alle mancate entrate di ingenti somme date a credito alle masse oramai depauperate che non sono state saldate,ed il gigante rappresentato nella miriade di opportunità che le oligarchie finanziarie hanno avuto di autoalimentarsi sino all’inverosimile in forza a quelle somme si sta sciogliendo come neve al sole.



Ma dato che di oligarchie ristrette stiamo parlando,sono esse stesse la base economica planetaria,l’intero sistema Occidentale si è basato nell’ultima decade su una immensa truffa,la ricchezza prodotta non è commensurabile alla realtà.



O meglio ora il sistema ha assoluto bisogno che la ricchezza generata artificiosamente sia dotata di quella realtà che parla di consistenza,di liquidità e di materialismo…altro che trascendenza.



Daccapo ora il Sistema ha necessità per la sua sopravvivenza che tutti quei denari messi in contabilità attiva malgrado il loro rivolgersi a lontani futuri o ad artifizi finanziari si condensi immediatamente nell’oggi,in poche parole deve dare valore d’uso ad un’immensità valoriale di valore di scambio previo la loro più che assoluta svalutazione e demistificazione.



Come questo stia avvenendo ne siamo ormai testimoni giornalieri,il ricatto del Finanzcapitalismo è palese e sta mostrando tutta la sua potenza,il parricidio nei riguardi degli USA svela la vera identità dell’Imperialismo che non conosce barriere ,quel che era il braccio silenzioso quanto violento della elite americana,ovvero queste società private di rating gestite dagli stessi che dovrebbero controllare e che un attimo prima del default della Lehman Brothers le davano la massima valutazione,oggi declassano la economia statunitense dando la assoluta evidenza che il ruolo politico a loro assegnato non è altro che quello riconducibile alla Potenza militare,anch’essa utilizzata e da utilizzare a beneficio di interessi di parte,una sudditanza da ristabilire fortemente fronte ad un Presidente non perfettamente allineato o che comunque stava creando nelle masse una sorta di appartenenza.



Ma il vero epicentro dell’attacco liberista rimane l’Europa,l’attacco concentrico agli stati appartenenti non credo si arresterà,che si siano colpiti la Spagna e la Grecia è in virtù del potenziale generazionale insito in tal regioni,una prominenza giovanile istruita e socializzante,poco individualista ed incline alla condivisione delle virtù dei cambiamenti epocali in Spagna,ed un’altrettanto giovane ma forse più anarchica posizione in Grecia,l’Italia è sotto gli occhi di noi tutti la sua inesistenza se non di cialtroneria politica ha reso questo paese appetibile.



Questo non è che un inizio logico,date le opportunità o i rischi annessi a tal realtà,ma tutti i paesi membri rientreranno nella scure della speculazione e del ricatto,atto al sovvertimento delle politiche sociali,agli oligopoli descritti in questo scritto serve liquidità,e questa sarà ricavata dalla mercificazione della società civile,che questa possa essere la Sanità piuttosto che il Sistema pensionistico,è giocoforza…ogni piccola impresa che tutt’oggi ha resistito alla globalizzazione sarà costretta e deporre le armi e cedere alla monopolizzazione produttiva degli oligopoli,ed infine altro pilastro del liberismo,i diritti del Lavoro,questi dovranno non avere più condizione di essere,il Lavoro stesso non dovrà essere un diritto,se questo non rientra all’interno di canoni confacenti l’impresa.



Ovvero il piano più che leggibile del processo in atto è da una parte la necessità di sopravvivenza del Sistema,confluendo in esso qualsiasi forma riconducibile ad un profitto,che questo sai a discapito della intera società civile è visto solo come un accidente,dall’altro un riposizionamento del Sistema stesso che una volta ristabilitosi dalla overdose finanziaria ponga le basi di un Capitalismo pre- novecentesco in grado di sostenere la concorrenza asiatica.



Quel che al sottoscritto è chiaro come la luce del giorno è che il Capitalismo ha seguito fedelmente la traccia di Marx,mi spiego,alla sua totale espansione,ad un suo progresso tecnologico dato ,questi non ha più non voluto ma potuto andare oltre nel divenire progressivo dell’Uomo,ossia la sua contraddizione si è resa palese e la sua risoluzione non è potuta avvenire perché in tale risoluzione vi è scritta il suo superamento.



Ma questo suo malgrado non è avvenuto,il regresso culturale imposto alle genti in seno alla prassi rivoluzionaria è stata la condizione vincente che il Capitalismo si è reso di fronte alla intelligibilità degli eventi.



Il suo reflusso finanziario ,ha dato nient’altro che sostanza ad un regresso storico più confacente alla sostenibilità del Capitale.



Debbo ripetermi,il Potere ha avuto più capacità di interpretare Marx di quanto possano aver avuto i marxisti,e se anche questo è dato dal caso non fa che riaffermare totalmente la teoria marxiana in tutta la sua capacità veritativa.



Quindi alla domanda della possibilità che ci possa essere un piano riformatore a questo sistema bisogna senza dubbio alcuno rispondere negativamente, ovvero qualsiasi operazione che possa recedere dalla attuale dinamica e riavvolgere il nastro al dato pre-crisi è inimmaginabile,una risoluzione sociale ed evolutiva come ho cercato di argomentare necessiterebbe il superamento del  Capitalismo e non rientra nemmeno.. nell’immaginazione , se di nastro storico stiamo parlando questo verrà riavvolto ad una temporalità antecedente alla conflittualità lavoro/capitale, e questa non può certo definirsi una progettualità progressiva bensì di gran lunga regressiva in seno alla evoluzione del genere.
Ovvero sino a quando le capacità del Capitalismo Occidentale non rientreranno nel contesto di una concorrenzialità vincente più consona alle dinamiche delle produzioni emergenti nessun cambiamento verrà posto al sistema finanziario,questo deve comportare
inevitabilmente una recessione di tutti i diritti acquisiti nel Sistema Sociale ,un abbattimento di tutti potenziali mercati vincolati da prerogative invero inalienabili dei beni comuni, il completo ed asservito cedimento alle politiche di stampo liberista e del mercato autoregolatore, la vulgata sia popolare che intellettuale della mistica possibilità del mercato di autoregolamentarsi non solo di fronte al suo fallimento totale non recede ma come un giocatore d’azzardo rilancia,non solo non denuncia la sua inattendibilità e si fa rea dell’attuale situazione ma specularmente si fa vittima di una procedura ancora troppo intrisa di preconcetti statalisti.



Questi preconcetti non sono altro che le basi di una Civiltà che sulla cenere dei suoi morti ha potuto creare un accenno di concordia in seno alla convivialità , con i suoi sistemi Costituzionali, con i suoi progetti nazionali di tutela dei lavoratori impressi nei contratti di rappresentanza di tutta la classe appartenente, nella sua tutela degli indigenti, dei pensionati all’interno dei propri Welfare State.



Daccapo, il Capitale impossibilitato oltremodo di espandere il suo Dominio, impossibilitato dalle sue stesse dinamiche di proseguire nel suo divenire obbliga la Civiltà stessa di rinunciare alla sua Storia, obbliga alla civiltà di essere tale, la ripiomba violentemente nel baratro dell’autoregolamentazione che ne fa un oggetto,il mercato del lavoro si fa merce e come merce viene trattenuta all’interno del suo ventre, le capacità trascendentali dell’uomo ridotte nella enumerazione merceologica che lo porta ad essere concorrenziale ad una qualsiasi altra forma materiale riconducibile ad un dato monetizzabile.



Questa è la prospettiva che delinea il mercato come Imperium, l’imbarbarimento del soggetto il suo completo ed inderogabile asservimento alle volontà di una non ben chiara entità,una entità che si eleva a divinità in quanto superiore alle possibilità umane , unica realtà confacente alla Struttura umana, il dio liberista si staglia inesorabile sui capi di tutte le genti pretendendo da essi la loro completa assuefazione al dogma…



Ed in questo il Capitale non fa sconti, la stessa classe della sua genesi, la classe borghese verrà fagocitata all’interno del dogma ricostituitosi dalle sue ceneri, un’Araba fenice che si adopera nella sua resurrezione all’uxoricidio in forza alla nuova costituzione globale non prevede una così vasta componente di appartenenza e soprattutto i capitali posti in essere in tal genere non possono,non debbono più essere vincolati da appartenenze di sorta, quindi andiamo incontro alle costituzione dell’altra componente mondiale della divisione in classi che già ho avuto modo di citare nella “global class” come proprietaria dei capitali ed a questa ora sommariamente descritta in una sua parte come “pauper class” accezioni presenti nel lavoro di C.Preve (Nuovi signori e nuovi sudditi).



Perché questo avvenga è già scritto tra le righe fino ad ora esposte, ovvero la necessità che il Capitale mantenga una classe improduttiva ma scientemente istruita non vi è più, la necessità di provvedere alla produzione sociale di una camera stagna a difesa del suo imperio contrapposta all’incedere delle rivendicazioni comuniste è venuta a mancare, al resto ha provveduto il sistema tecnologico che ha reso le mansioni parassitarie sempre meno necessarie ed al contempo sempre più fruibili dalle masse .



Il ricatto finanziario colpisce indistintamente, la rivolta reazionaria del più becero dei liberismi è in atto, la classe borghese ormai depauperata dalle sue virtù è sicuramente la più restia dal comprendere queste dinamiche e a disconoscere di conseguenza la sua appartenenza natia.



L’appiattimento sociale verso il basso in atto non sarà accompagnato dal livellamento delle coscienze, piuttosto lo scontro di provenienza darà luogo ad uno status di scontro molecolare in forza all’individualismo, quel’ individualismo ormai calcareo nelle menti dei contemporanei dopo un trentennio di assuefante propaganda liberista.



Bisogna rifuggire da questa prospettiva, la creazione di una soggettività conflittuale al Potere deve avere in essere la possibilità culturale di accorpare i nuovi sudditi, e questo richiederà molto tempo, vano rimarrà quel tempo che si perde nella enucleazione di appartenenze fittizie se si lasciassero che le cose facciano il loro corso.



Il soggetto multitudinario di T.Negri è molto affascinante, ma è molto lontano dal suo essere una chiara e reale forma conflittuale come afferma invero l’autore della triade di “Impero”proprio in virtù di quel che precede, ma non meno è a quella visione che bisogna puntare, all’accorpamento in un unico ente di questa marea di singolarità che possono confluire in una soggettività socializzante di tutti i saperi e le scienze, di tutti i lavori industriosi per la creazione di un comparto materiale compatibile con il nostro habitat.



La fuoriuscita dal distruttivo piano liberista per l’innescarsi della prospettiva della “dittatura della ragione”, la ragione che parla di un sistema mondo patrimonio di tutti, che parla della centralità dell’Uomo,sia come Ente Eterno Generico , sia nella sua finitezza individuale,ed in questa individualità l’appropriarsi della eternità del genere è scopo oramai non rinviabile, le scoperte, la scienza, la tecnologia sono beni comuni, sono la evoluzione del divenire umano, non possono essere ricondotte ad un unico possedente nelle vesti del Capitalizzatore.



Il soggetto storico del Capitalismo è ormai defunto, i suoi salti nel passato glorioso sono oltre che anacronistici , deleteri fronte ad i disastri socio ambientali delle politiche mercantilistiche in seno ad una produzione illimitata, il sistema tecnologico posto in essere dalla civiltà umana è pressoché auto-generante, ha in seno tutte le possibilità di porre rimedio all’incedere non più procrastinabile della soluzione ai cambiamenti climatici causati inesorabilmente da un paradigma che ha tratto e che vuole trarre profitto da tutto, comprese le tragedie innescate da questi cambiamenti.

(continua)

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