lunedì 1 aprile 2013

Concetti.

Il concetto di "de-crescita" è complesso e pregno di rilevo prospettico,
il credere che ci possa essere ancora una crescita indefinita, unita indissolubilmente allo spreco ed al profitto è divenuto astorico,
chiunque continui sfacciatamente in questa strada parla del nulla e di una convivialità futura sempre più a rischio.
Bisogna che si instilli nel gergo sociale e politico la discussione dello sviluppo come fine e la crescita come mezzo,le strade da percorrere sono molteplici,dall'abbandono della contabilità del PIL alla redistribuzione delle proprietà produttive e di concerto ai suoi utili,dalla localizzazione delle produzioni (il glocale),alla internazionalizzazione dei saperi svincolati dai dettami privatistici.Merito dei cinque stelle aver aperto uno squarcio,ma sono loro nella possibilità di avviare questa alternativa?

Non mi è molto chiaro il concetto di nazionalizzazione delle banche,in tal caso non vi è il rischio di collettivizzare un debito incontrollato fatto di una quantità indefinita di prodotti finanziari nel ventre delle banche,quantità queste ben oltre la liquidità degli istituti stessi? 
Non sarebbe più logico puntare,da una parte ad un limite di espansione dei suddetti,ad ora non posto,di fatto tante banche sono così dette "troppo grandi per fallire",
oltremodo un ritorno ad una netta divisione degli istituti finanziari da quelli creditizi,allora una banca nazionale avrebbe un suo evidente peso in una sorta di effetto calmierante degli interessi in seno al credito?
Sono queste operazioni fattibili ed impellenti e la linea dovrebbe essere europea forzando sugli accordi "Basilea".

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