mercoledì 30 giugno 2010

A proposito di Comunismo

Appendice


Ciao; dopo lo scambio di idee nella bacheca di Barbara , che non conosco di persona ma che mi piace per il suo spirito libero, ho pensato di scriverti; mi hai chiamato Compagna, e pure con la C maiuscola...

Devo confessarti che non lo sono mai stata…non come te; ho fatto politica ; erano tempi in cui, essendo stata anche amministratore nella mia piccola cittadina, ho avuto a che fare con i comunisti d'assalto; quelli veri; quelli sempre all'opposizione però...ma anche loro, quando ebbero la prima occasione di stare al governo, smascherarono interessucci di bassa lega; non c'era da arricchirsi ma la politica del “do ut des” era una pratica consueta anche per loro; con rammarico posso solo dirti che i maestri democristiani avevano un loro stile e che i comunisti veri mancavano di "finezza" e scaltrezza…comunque mi facevano schifo entrambi, mentre la sisnistra tra ulivi e piante varie cambiava i suoi connotati per arrivare al triste risultato di oggi. E i comunisti irriducibili, quelli veri e coerenti, aimè sono quasi scomparsi, per questo maledetto bipolarismo che uccide la dialettica e non spaventa mai ne i vincitori ne i vinti che sono una cosa sola…le perifrie del transatlantico ormai sono mute , inesistenti direi…

io sono sempre stata sardista. il mio cuore e le mie viscere sono nati così. mai anticomunista, anzi, ho condiviso con loro diverse battaglie per l'ambiente; impegnata per i deboli e con i deboli per un senso di giustizia che mi pervade e non permette che niente e nessuno scenda a compromessi con me su certi inderogabili principi di uguaglianza sociale, nel diritto e nel dovere.

sono una maestra di scuola dell'infanzia; e nonostante la mia provenienza da famiglia agiata ho fatto gavetta nei piccoli paesi dell'interno della Sardegna da quando avevo 21 anni...viaggiavo da sola. oggi forse non avrei tanto coraggio ma allora il lavoro era la mia vera passione...poi il matrimonio; i figli e dopo quasi 20 anni separazione e divorzio. anche qui: i coraggio di donna e autonomia di pensiero e di borsa...ho affrontato tutto con 2 figli, ora grandi, pur di non abdicare ad un marito irrispettoso, con il quale potevo riconoscere, ormai, solo la paternità dei suoi figli. .


ti dicevo… io non son mai stata una vera comunista ma oggi, alla luce di quanto la storia ci riserva, ho un po'di paura. il mio odio per il berlusconismo e i suoi adepti credo sia nato il primo giorno in cui, ormai tanti anni fa, comparve in tv assicurando all'italia che lui sarebbe stata la panacea di tutti i mali di questo derelitto paese. oggi ti confesso che il personaggio in sè, becero e ignorante, messo li a rappresentare il governo italiano mi da la pelle d'oca.

In virù della teoria sui corsi e ricorsi della storia temo il peggio; sempre con la differenza che i nostri governanti sono mediocri e ignoranti e che a questi livelli non si era mai scesi. e allora si; divento comunista (esistono ancora? dove si nascondono?) il mio ultimo travaglio lho vissuto di recente; alle regionali e provinciali in Sardegna dove il Partito Sardo d'Azione si è schierato a destra...alleanza elettorale, dicono...ma questo mi pesa e mi mette di malumore. ho annunciato la mia uscita dal partito, ma spesso mi chiedo se stare dentro non sia più utile a riportare i sardisti la dove sono nati; a rivendicare la libertà di un popolo insulare, che seppur appartenente politicamente all'Italia ha esigenze e caratteristiche molto diverse da quelle su cui si basa il governo centrale.

Lungi da me (e date , per favore) l’analogia con i leghisti, duri di…cuore
...i nostri principi sono animati da argomentazioni opposte: antirazziste; solidali; e aperte al dialogo. A noi Sardi l'italia non può rubare più nulla perchè ci ha già preso tutto. ci ha sfruttato, ha inquinato l'ambiente in modo irreversibile; siamo la polveriera dell'esercito i e la discarica delle scorie nucleari di tutt'Italia; anche questo è accaduto già da tempo con la connivente politica autodistruttiva ; reverenziale e di sinistra di qualche legislatura fa, che ha lavorato per i partiti maggiori che oggi chiameremmo PD; che dalla capitale ci ha propinato anche la mondezza delle loro rappresentanze . mi dici dove possiamo girarci!?
...tu sei una persona equilibrata; si sente da come scrivi; io sono solo molto incazzata e al limite della sopportazione. arriverà il botto e noi ci saremo. ma a duro prezzo. intanto qualcuno sarà al sicuro, in quest' isola felice… a passare l'estate tra i vip chiusi nelle loro spiagge private, mentre noi, a fine mese, ci contiamo i soldini di rame.

Scusa, misono dilungata e certamente ti ho annoiato…volevo sfogarmi!

ribadisco: il mio cuore è sardista...e potrò sentirmi anche una vera "compagna" nel momento in cui la sinistra tornerà degna di chiamarsi tale...ora sto nel mio limbo e combatto da li. senza per forza schierarmi...sono in perfetta linea con gli incazzati e ciò, credo, dica tutto… e mi dia la forza di ribellarmi; per me, per i miei figli, per questo mondo che vale la pena di salvare...anche se a piccoli passi...ma sempre coerenti e onesti.
Ciao Mary





Ciao Maryarosaria
le tue sono asserzioni e domande di difficile esplicazione,o tantomeno richiederebbero una attenta valutazione che ci spingerebbe in una ricerca ampia e ramificata tanto da sfuggire alle mie modeste possibilità,ma non mi tiro indietro e ti dico che non vedo altre soluzioni che non intraprendere questo percorso.
La consapevolezza e l'analisi dei passaggi storici che filosofia e prassi ci hanno condotto all'interno dell'attuale post-modernismo sono le uniche possibilità per mettere in atto una nuova realtà rivoluzionaria atta al disfacimento di un contesto globalizzato in mano alla insensata gestione della massima espressione che fino ad ora il Capitalismo avesse mai conosciuto.
Ed è qui che le mie ricerche autodidattiche si cimentano,debbo confessarti non sempre con esiti positivi,ma il più delle volte alimentano null'altro che i dubbi stessi che cercavo di sciogliere, ma anche se non vedo il dubbio come un'empasse ma foriero di nuove domande,rifuggo da coloro che non se le pongono, vivo comunque nella certezza che questo modus operandi del Sistema non sia una buona prospettiva per il futuro di Diego, il mio bimbo, un'altra certezza è la consapevolezza che ci siano tutte le prerogative strutturali e culturali alchè la buona prospettiva possa invero realizzarsi.
Detto ciò, che sembra più un libricino delle buone intenzioni, cerco di entrare nei dettagli di punti nei quali il tuo sconforto e da me condiviso.
Credo che..
la velocità intrinseca nella vita, il non potersi-volersi fermare,le comunicazioni ed informazioni tanto globali quanto eteree e sfuggenti, mai stabili ad una analisi ma piuttosto a risposte da quiz, la flessibilità che fa di tutti noi dei numeri, intercambiabili quanto inifluenti, l'assoluta incertezza del futuro che queste dinamiche innescano, provocano nelle genti quella disaffezione nei pensieri autonomi e forti che richiedono daccapo una stabilità e coerenza d'analisi, è quella realtà liquida di cui Z.Bauman ci fa un'attenta delucidazione,è quella liquidità che rende il tutto un niente e oserei dire, viceversa, tutto così impalpabile,virtuale e discontinuo.
Questi sono i punti nei quali la globalizzazione capitalista trova la sua natura, in quanto blocco granitico e storicizzizzato in un oceano di individualità smarrite.
L'impalpabilità dell'antagonismo conflittuale ha generato l'assolutizzazione del Capitale, il completo assoggettamento al profitto privato dei Sistami Sociali, immiserimento dell'antropologia umana a merce, lo trovo semplicemente assurdo!
Come opporsi a questo?
Qui richiamo la tua attenzione chiedendoti per quale motivo una Organizzazione Secolare basata su filosofie che trovano le loro origini nel '700 pre-illuministico dobbiamo smarrirci imbelli?
Che questo sia il nuovo è una generalizzazione, fa parte di quel relativismo che i cattolici si sentono denunciare periodicamente dal loro leader.
Per comprenderne la natura bisogna scavarne le radici, per capirne l'essenza presente e futura bisogna contestualizzarlo in un unicum insieme al passato storico,per far questo serve un piano di lettura, quel che io utilizzo è quello che da Marx a Gramsci, dalla Luxemburg a Marcuse ci hanno accompagnato fin qua nella radicale conrt'apposizione.
Perchè dovrei rinunciare a questo immenso bagaglio culturale?
Perchè cammin facendo dopo la cadute della Unione Sovietica un pò tutti i baroni lo hanno fatto?
Non me ne frega,
il bagaglio culturale è patrimonio mondiale e non di questa elitè, che non ho timore reverenziale di tacciare di vigliaccheria.
Continuo a credere in una visione anticapitalistica dei Sistami Sociali, per l'abolizione di fatto della proprietà privata dei mezzi di produzione, per una produzione gestita da una collettività organizzata atta allo sviluppo
tecnologico ed alla redistribuzione equa alle popolazioni aderenti,collettività gestite da enturage in brevi e non rinnovabili mandati democraticamente eletti ma sotto la legida di Costituzioni Universali atte alchè tutto ciò possa perpetuarsi.
Sono oltremodo idealista e credo fermamente che fin tanto esistano utopie da raggiungere esistano speranze da tramutare in certezze, e a ben guardare non è poi così roboante questa asserzione se i nostri Costituenti prevedessero con l'art. 1,18,41 che quantomeno non si realizzasse l'esatto contrario,cui questi giorni siamo testimoni.

ciao Paolo


mercoledì 23 giugno 2010

A proposito del liberismo

buongiorno Paolo,

effettivamente gli aspetti che hai passato in rassegna confluiscono tutti in un unico collo di bottiglia: quale sarà il futuro della nostra società? credo che, sebbene l'Italia sia un paese che provi a proiettarsi verso un futuro progressista, cercando di entrare a far parte di quella cerchia di accoliti del capitalismo americano, essa stessa mantiene in se delle caratteristiche tali da non consentirle di perdere quel tipico stampo "pubblicistico" tanto caro al vecchio sistema. Il posto pubblico, la tangente, il politico corrotto, la raccomandazione, l'università blindata da vecchi soloni, la pubblica amministrazione e la sanità che sono prevalentemente sotto l'egida di pochi controllori, il sistema bancario e finanziario che cerca di assumere connotati europei, internazionali, ma che - come indicavi tu stesso - evidenzia falle di cui l'ex Governatore Fazio ne è stato l'emblema.

Evidentemente io posso fornirti alcune informazioni di carattere tecnico perchè sono quelle che conosco meglio. Le valutazioni sul caso Parmalat sono state ampiamente passate in rassegna da moltissimi giornalisti ancora prima di me: semplicemente un grande gruppo bancario ha finanziato il gruppo alimentare; una volta resosi conto che la società aveva delle notevoli difficoltà di liquidità e che non sarebbe stata in grado di ripagare il debito contratto, il gruppo bancario l'ha supportata nell'effettuare un'emissione obbligazionaria. In questo modo, questo ha non solo ottenuto il pagamento delle commissioni lucrate per l'organizzazione dell'operazione, ma con la liquidità ottenuta dal mercato, a seguito dell'emissioni di obbligazioni sottoscritte dai risparmiatori direttamente e indirettamente attraverso quote di fondi di investimento (come corporate bond), si è "messo al sicuro", scaricando il debito che il gruppo alimentare aveva contratto con lo stesso sul mercato. Cioè sui risparmiatori. In poche parole l'emissione obbligazionaria è stata studiata a tavolino dal gruppo bancario per non far parte di quella schiera di creditori che avrebbero fatto i conti con un gruppo industriale che, sebbene in utile, aveva delle falle di liquidità che l'hanno poi posta in amministrazione straordinaria.

Ma di situazioni illecite ne sono emerse anche delle altre, vedi la vicenda Fiorani.

Quanto alla tua posizione sulla Cina sono anche io consapevole che in questo Paese, ora assunto come esempio dello sviluppo economico a due cifre, manchino completamente difese sociali per i lavoratori. Così come mancano ancora in Paesi europei dell'est i quali, sebbene facciano parte dell'UE, hanno paghe salariali nettamente inferiori a quelle italiane e questo, ovviamente, comporta che molte imprese produttive italiane preferiscano trasferire la produzione altrove, dove il costo unitario del prodotto è considerevolmente più basso. Ci avevano assicurato che nel medio periodo si sarebbe determinato un adeguamento salariale. Non è avvenuto, evidentemente.

In Italia secondo me, quindi, sarebbe preferibile parlare davvero di meta-capitalismo. Non abbiamo una cultura adeguata. Forse è un bene. Abbiamo falle sociali che devono essere curate e il contesto sociale deve essere adegatamente informato.

Un mercato forma prezzi adeguati al rischio se dispone di tutte le informazioni. Se, quindi, ogni cittadino disponesse di informazioni complete, esaustive, corrette e oggettive formerebbe quella propria coscienza che gli consentirebbe, così, di saper discriminare, di saper decidere, di saper scegliere con cognizione e virtù. Ho l'impressione che manchi l'istruzione, quindi, la cultura.

Spero ancora nell'esistenza di piccoli paradisi sociali che trovano nella famiglia il proprio naturale interlocutore. Offrire ai propri figli esempi morali è il primo passo da compiere.

Non sono una persona che si arrende facilmente. Sostengo, però, che sovvertire taluni sistemi radicati e incancreniti sia necessario avviare prima una rivoluzione culturale.

Una coscienza sociale parte dall'educazione. Senza, però, trascendere, negli estremismi. Informazione leale e oggettiva per la libertà di scelta e decisione.

ciao



Ciao Laura,

sono di nuovo in contrasto con te, la tua linea è tanto saggia quanto idealista, mi sembra tu sia influenzata dal liberismo classico che da Adam Smith si ripercuote inspiegabilmente ad oggi. L’economista scozzese, evidentemente trasportato dalla propulsione illuministica, tracciò un quadro dove un mercato libero di liberi popoli avrebbe inevitabilmente ridistribuito i suoi profitti equamente a tutti, indotto dall’eticità e giustizia insita nell’uomo e nelle sue costruzioni sociali e concorrenziali.

Questa linea teorica che tanto è attualmente considerata, sfugge oggi per licenziabilità, all’ora per questione temporale, all’immensa mole di lavoro di Marx ed alla sua analisi dettagliata e rivelatrice del modus operandi del Capitale, che in quanto tale è votato ontologicamente allo sfruttamento ed è inevitabile che la condizione sociale non possa essere un fine ma bensì semplice mezzo per ottenere il fine privato ultimo dell’appropriazione indebita.

Ugualmente fai tu astraendo dalla realtà empirica del Capitalismo,

precognizzando speranze in un mercato romanticamente gestibile in virtù di una libera scelta dettata da un potere culturale,

quindi quand’anche mai si raggiungesse una condizione di così elevata caratura, tu comprendi che, fermo restando l’accezione Capitalistica avremmo solo variato latitudine allo sfruttamento della depravazione produttivistica e se così facendo non potremmo senza dubbio assurgere alla massima di kantiana memoria quale che “la tua volontà possa elevarsi a legge universale” , ci troveremmo daccapo in un contesto di assurda predominanza verso intere popolazioni assoggettate alle nostre vicissitudini, spostiamo gli assi ma l’edificio è in piedi.

E’ per questo che torno alla mia totale avversione a questo Sistema ed alla sua irriformabilità,

la Rivoluzione non serve solamente culturale.

Per ultimo, da quel che ti conosco comprendo la tua combattività ma l’impressione che sarà comunque l’entourage a riassorbirti e si adopererà, al che tu ti assoggetti ai loro dettami, credo e spero tu possa spostare la tua conoscenza e la tua costruttiva alienazione a formazione di nuovi obiettivi comuni.

Ciao,

Paolo



ciao Paolo,

effettivamente abbiamo visioni diverse. Non credo di essere assoggettata al sistema, ma l'unica soluzione per cambiarlo sarebbe una rivoluzione. Pomigliano mi dà stamattina il segno che nemmeno la classe sociale che per propria natura dovrebbe essere contrapposta, in modo civile, al capitale, si sia difesa. L'accettazione di quelle ridicole quanto avvilenti condizioni, rende veramente poca giustizia e merito alle lotte che sindacalisti come Lama (di cui mio padre era collaboratore) hanno portato avanti nel corso degli anni '70.

Resto dell'opinione che manchi istruzione e cultura sociale. Resto dell'opinione che assistiamo alla diffusione dell'egoismo primordiale: auto nel garage, mare ad agosto e partita di calcio la domenica e tutto il resto può fottersi!


A presto

un caro saluto

laura

lunedì 21 giugno 2010

Essere o avere

Che fare?
Incominciare a finirla di non fare,finirla con l'individualismo per crearsi una posizione nel contasto di queste
società vuote.
La consapevolezza di chi siamo ed inserirlo in una soggettività collettiva atta alla creazione di un nuovo benessere
a condizione del quale si possa trovare l'Essenza della vita e creare quell'antagonismo a demolizione
dell'idea di coloro che ci ordinano cosa siamo, un numero, un'equazione matematica equilibrata alla creazione di immense ricchezze
per pochi e al contempo l'innescarsi di una catena di inutili beni materiali che portano le genti nel contestualizzarsi
in essi ed essere quindi quei miseri oggetti,l'ambito risultato finale di creare un uomo che si ricerca
nient'altro che nell'avere, una ricerca continua nel nulla dato dal continuo studiato vortice di continui ed
inutili imput.
Fermarsi e chiedersi del perchè..

domenica 20 giugno 2010

art.41

ART. 41 della Costituzione Italiana
L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere i
...ndirizzata e coordinata a fini sociali.
Questo è l'articolo che vogliono toccare in virtù di un'adeguamento al sistema concorrenziale....Che si fottano

venerdì 18 giugno 2010

La crisi e la menzogna 2

Appendice


ciao Paolo,
ho avuto modo di leggere il tuo "breve" contributo sul blog.
Mi permetto di fare un'unica osservazione: c'è un pochino di confusione. Non credo sia possibile ascrivere dirretamente all'accordo di Basilea 2 la responsabilità della crisi finanziaria. Sono d'accordo nel sostenere che pochi managers siano stati in grado, attraverso operazioni di finanza creativa (i.e. securitisation dei mutui, piuttosto che dei c.d. bad loans) e bonus collegati ai risultati trimestrali, di mettere in ginocchio il sistema finanziario mondiale e che abbiano anche avuto la capacità di uscirne indenni, ma questo non rimanda un collegamento diretto con l'obbligo esistente in capo alle banche, in particolare, di accantonare del capitale per far fronte ai rischi. Ti anticipavo, infatti, che per i rischi di credito (i.e. il debitore non rimborsa alla scadenza il prestito), di mercato (variazione negativa del valore dei titoli/partecipazioni detenute in portafoglio) e operativo (perdite provocate da errori umani, disfunzioni, ecc) gli intermediari fin.ri siano obbligati a detenere una quota di capitale obbligatoria (core tier 1) a cui i regulators richiedono poi di aggiungervi un ulteriore quota per prudenza; inoltre, per tutti gli altri rischi non quantificabili (r. di liquidità, reputazionale, di compliance, legale) gli intermediari sono obbligati ad istituire dei presidi organizzativi di controllo (internal audit, funzione di compliance, risk management). Sicuramente è stato trascurato il rischio di liquidità e l'effetto leva dei derivati utilizzati per realizzare operazioni quanto meno discutibili. Esiste, inoltre, un certo collegamento tra il processo di sviluppo economico che sta interessando i Paesi c.d. emergenti (soprattutto la Cina) e quelli avanzati. Si dice, tra l'altro, che sia stata proprio la Cina ad ingenerare un vortice spaventoso: la notevole ricchiezza accumulata in questi recenti anni è stata indirizzata verso investimenti internazionali (prevalentemente Europa e America), ma ovviamente trattandosi di un ammontare di capitale enorme, pretendevano ritorni particolarmente elevati. La seconda regola della finanza sostiene,infatti, che maggiore il rendimento, maggiore il rischio. La Cina pretendeva ritorni adeguati al capitale investito.Il tuo punto di vista, secondo la mia modesta opinione, è evidentemente inficiato dalla tua estrazione politica, dalla volontà di disconoscere un ipercapitalismo che si spinge verso il meta-capitalismo. Ma, allora, dovremmo mettere in discussione il modello di famiglia che si spinge sempre più verso l'espressione esteriore e che impone sempre più di evidenziare la ricchezza, magari a detrimento di valori veri. Questo pure innesca il meccanismo del debito, non credi?Sono anche convinta che posizioni estremistiche non conducano a nessun risultato se non quello di spaccare ulteriormente a metà punti di vista che per natura sono opposti. La contrapposizione tra classi sociali è sempre esistita. Direi che piuttosto di incazzarsi perchè qualche stronzo, come è sempre avvenuto, abbia fatto il ladro sarebbe il caso di concentrarsi sull'incapacità della classe dirigente politica (tutta, nessuno escluso) di tutelare gli interessi di noi giovani e delle nostre prospettive di futuro.
Resto comunque a disposizione per ogni altra eventuale osservazione.
buonagiornata
laura




Ciao Laura,
ti dico subito che la mia classe '72 non mi vede più tanto "giovane" ed è quindi al futuro di Diego che si incentrano le mie ricerche.Apprezzo molto la tua delucidazione per un profano come me sul modus in cui opera il Sistema bancario,ma ho l'impressione che sia un pò asettica, quantomeno fredda nella sua esposizione algebrica,tralascia drasticamente il contesto, di chi e di cosa benefici di queste risultanze, di quell'Organizzazione vincentenella Storia, che ha tutto l'interesse nel perpetuarsi, di contro si adopera alchè questo si realizzi devastando tutto ciò che si frappone al suo cammino.Vengo al dunque, non credo che la possibilità di "pochi managers" di "inginocchiare" un Sistema sia la patologia, ma bensì sono solo il sintomo della metastasi,mi viene in mente il caso Parmalat e l' apatia della Banca d' Italia dinnanzi ad una mobilitazionefinanziaria palesemente improbabile nel contesto della piccola società emiliana;l' ambiguo comportamento del Governatore Fazioin seno alle acquisizioni, al fatto stesso che sino alla sua inscrizione nel Registro degli indagatiquesta figura potesse ricoprire la carica a vita,una sorta di intoccabile, qual'è l'Istituzione essenziale in esseread una democrazia che possa mantenere una struttura così gerarchica è presto detto, nessuna, la Banca d'Italiatu mi insegni è una struttura privata,la partecipazione pubblica è espressa in una percentuale infinitesimale (5%).Per questo sono certo ci saranno pagine di numeri a denunciarne la validità formale, ma non la valenza politica,parlo del conio, in legida ai suddetti, ed al signoraggio risultante nell' opera di sconto alla Entità Statale,e penso alle valutazioni espresse dai Governatori,enunciate a verso di Enciclica, voce del redentore al cospetto delle masse imbellie macchiate del peccato originale.Figuriamoci sono Ateo e convinto assertore della laicità delle strutture pubblico/sociali di qualsivoglia titolo,restio evidentemente al soggiogarmi di fronte ai nuovi predicatori del Dio denaro.Che queste proporzioni ora siano eredità della BCE non inficia il discorso ma ne varia solo le proporzioniTi ho portato velocemente questi esempi, tralasciando gli USA con i suoi oligopoli padroni del Congresso o le sue socitàdi reting per ritornarci magari in seguito, per mettere in rilievo l'accezione della degenerazione del Capitalismo non è operadi pochi ma la sua stessa essenza.Come vedi alla mia "confusione"ho aggiunto altri tasseli, che come Basilea 1-2 fanno parte di un complicato mosaico del quale non ho lacapacità di ricostruzione dettagliata ma cerco di vederne la sua astrazione compiuta, che parla di una globalizzazionedevastante che getta lentamente già durante il secolo passato le sua fondamenta per poi divampare con una velocità dirompente,un'incendio che fa cenere di culture, etnie, religioni, classi, ideologie, una sorta di distruzione mirata al rifacimentodi uno scenario piatto, inconsistente,così drammaticamente eguale e fine a se stesso, lo scenario di un'Occidente usurpatoreche nella sua frenesia produttivistica sta inesorabilmente minando il futuro dei nostri bimbi.Non sono un catastrofista, ma credo fortemente che un domani migliore possa delinearsi solo su basi marxiste, non negli assolutismi dogmaticima della sua evoluzione, così che pssa essere sempre attuale l'utopia della liberazione dell' Essere.E' con questa "astrazione politica" che mi trovo a fare i conti, con questa che vedo il "detrimento di valori veri" che tu mi suggerisci,una conditio sine qua non di queato Sistema malato e morente.Vorrei tornare sulla Cina, è interessante il punto che metti in risalto in seno agli ingenti capitali immessi sul mercato, ma anche quidebbo chiederti di fare un passo indietro per focalizzare l'attenzione su un passaggio tantomeno insidioso, l'accettazione nella WTOdi una cultura da noi così lontana, di un sistema sociale in una realtà pre-capitalista senza alcuna reticenza, non parlo di dazi o quant'altroma della completa assenza di garanzie, almeno dei diritti umani, quelli che sulla carta sono riconosciuti unanimementedalle mOrganizzazioni Internazionali, tralascio volutamente per sintesi la Realpolitik che ci racconta del debito Americano,delle possibilità di veto nelle discussioni fronte ONU, ed una posizione propinente al livello geopolitico,questioni con le quali si coinvive da sempre, così da incentrarmi su come il Capitale Occidentale si sia gettato incurante in quella struttura produttivapre-moderna concentrata nello sfruttamento della mano d'opera senza tutele alcune, questa continua espanzione di luxemburghianamemoria che anche in Europa vede debordare il Capitale sino ad i confini più remoti, devastando Culture e Storie ingenerando nonun virtuoso scambio interculturale multietnico, culla di speranza di Pace, ma un'appiattimento generalizzato alla mera produzione ed al fallace consumo,gretto principio che alimenta odi e violenze.Queste procedimenti si innescano oltre che per gli immediati profitti, anche ed aggiungerei soprattutto, primo per un calmieraggio salariale del comparto produttivo Occidentale, poi per l'annullamento del conflitto sociale interno alle nostre democrazie che tanto ha dato ad esse (la Fiat è esempio odierno su come il Capitale vuole muoversi) un'arresto forzato dell'evoluzione,che porterebbe ad una contrattazione dell'apparato tecnologico tanto inviso al Capitale che a ragione ci legge la sua dipartita.Mi riferisco al sistema tecnologico che E.Severino ci suggerisce, che fa del futuro una presenza ingombrante, lo sviluppo della sapienza cognitiva abinata a possibilità di calcolo e sviluppo dato dai sistemi computerizzati che apre scenari ed interpretazioni più coinvolgenti, quali potrebbero essere la fine dell'alienazione dal lavoro, la fine del lavoro stesso come oggi lo conosciamo, basato sullo sfruttamento dell'uomo a beneficio specifico della proprietà privata dei mezzi di produzione, è questo che l'attuale governance mondiale sta rallentando, cercando di dominarlo.Il suo modus operandi si è palesato concretamente con questa crisi che ha la sua crisalide nel sovvenzionamento debitorio del consumismo Occidentale oramai immerso nel post-modernismo ed i suoi gagli tecnologici.La evidenza dell'inadeguatezza culturale di questa classe politico-dirigenziale sta nelle soluzioni che si vanno delineandonei piani finanziari, che evidenziano oltremodo il loro asservimento al Capitalismo lasciando intatte le strutture mondiali ed adoperandosi ad un livellamento al ribasso delle classi piccolo borghesi e proletarie.Mi spiace essermi dilungato oltremodo ma i punti toccati hanno una capacità di sviluppo che ti assicuro questa non è che la estrema sintesi, è evidente che la situazione richiede una analisi attenta, quasi maniacale, sul solco gramsciano credo che per giungere ad una prassi rivoluzionaria occorra una minuziosa inelleggibilità della Storia, tanto di quella passata che di quella che ci circonda ed al risvolto futuro, se di questo vogliamo esserne parte attiva.La semplificazione a sterili forme algebriche porta a rezioni inevitabili,forme altrettanto sterili che pericolose,quale la nascita dei nuovi nazionalismi ottusi o beceri razzismi fascistoidi, di questo ne siamo testimoni oggi in Belgio come in Olanda o come all'interna demenziale Lega Nord, opzioni che ci reimmergono in un passato tanto caro al Capitalismo.

Ringrazio Laura per la collaborazione


martedì 8 giugno 2010

In breve

La mia idea è di chiara influenza marxista, con delle divagazioni alla filosofia severiniana e un'occhio benevolo al movimento noglobal.detto ciò credo, in breve,che le destre,o meglio la classe padronale,dall'interpretazione del dilemma sessantottino,ignaro ad una sinistra operaista, dalla vittoria del Capitalismo liberista sul dogmatico Capitalismo Sovietico,hanno portato ad oggi il Capitale alla massima potenza fino ad ora conosciuta.La ricerca del massimo profitto e la totale resa della Politica nel convogliare il tutto in una direzione sociale,ha innescato delle dinamiche da produzione di beni materiali, delocalizzati in zone a basso costo mano d'opera da una parte,e dall'altra ad una dirompente innovazione tecnologica nell'Occidente che porta ad una radicale deintustrializzazioneper sfruttare nuovi panorami del lavoro cognitivo.Questo scompensa inesorabilmente la circolazione nei paesi ricchi,dove si ricorre per evitare crisi recessive al credito al consumo, e qui entra,credo, Basilea o quant'altro,dopo, solo dopo s'innescsa la depravazione finanziaria..é questo il passaggio che stò cercando di decriptare...

sabato 5 giugno 2010

Per i nostri bimbi

Io ho bimbo,si chiama Diego, per me lui,i suoi sorrisi,il suo Amore incondizionato sono la veritas,sono certo che questa è condizione comune a tutti i genitori,è un'impegno continuo ed imprescindibile alchè queste creature possano attraversare lo spazio ed il tempo della loro fioritura in uno scenario di gioia e virtù.Ma questa è una lotta,la possibilità che ciò possa avere un'esito positivosi scontra inevitabilmente con la realtà oggettiva,dove il Sistema fagocita tutto e tutti,senza dignità, senza vergogna, il primo pericolo dal quale Diego dovrà difendersi ed al quale dovrò donare tutti i mezzi per poterlo fare,è insito nel contesto stesso nel quale viene a trovarsi, in Società vuote, dove l'essenza dell'uomo è devastata dalla ineguaglianzae dalla becera suddivisione in base a quel che un'individuo possiede materialmente,l'immanenza dell'essere che scivola inesorabilmente nel baratro melmoso dell'infamia, dello sfruttamento, nelle appropriazioni indebite della violenza cannibalista, dell'isolamento forzato dell'individuo dove i numeri lasciano dietro di se cimiteri di innocenti.Ecco dove ci troviamo,ecco perchè un'intero parlamento non vede cosa stanno per emendare,ecco perchè uno sparuto gruppo di tristi figuri si eleva a Giustizia, ecco perchè è di un'evidenza lapallissiana l'implicazione politica di questa feccia quando si è edificata la morte sopra le vite dei nostri bimbi a S.Giuliano o nelle notti sapienti dei nostri giovani universitari a L'Aquila ["Terremoto" comunistipaolo.tsl.blogspot.com ].Questi arrivisti ignoranti che nella codardia non sanno vedere la lenta decomposizione del loro Dio,questo Capitalismo devastato e devastante cheli trascina inesorabilmente in un oblio senza ritorno.Come classe dirigente non solo non è in grado di garantire un futuro dignitoso per i nostri bimbi, ma con il loro operare ne dissipano anche il presente.Daccapo...dobbiamo pretenderne l'allontanamento.

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