martedì 19 luglio 2011

Finanzcapitalismo..bozza


Storicamente,il Capitalismo ad ogni sua endemica crisi ha reagito con una rivisitazione di se stesso,ad una riforma interna atta al superamento dell'avvenuto stallo,questo è sempre avvenuto nel momento in cui il Capitale coeso con le classi dirigenti Occidentali doveva render conto ad una società sempre "pericolosamente" propensa ad una ristrutturazione radicale del Sistema,appoggiata materialmente dalla ramificazione dei partiti comunisti al livello nazionale e di riflesso dalla Unine Sovietica in ambito internazionale,condizione novecentesca (post gurrra) questa che teneva alto il conflitto sociale e non poteva che concedere ristrutturazioni progressive e miratamente socializzanti,insomma lo spazio era quello del superamento comunitario delle crisi: le carte costituzionali,il Fordismo piuttosto che Taylorismo in ambiti di welfar state decisamente inglobanti la società civile.


Questo è potuto accadere nella contestualizzazione di un sistema politico forte,atto al contenimento della libertà privata d'azienda ed alla socializzazione del progresso concorrenzialmente alla rivoluzione Comunista,una sorta di stemperamento delle dinamiche in divenire che potevano sfociare dalla crisi periodica al collasso de facto del capitalismo nell'abbandono radicale di tale ideolgia.


Siamo ora al completo rovesciamento di questo paradigma,la devastante cultura liberista è permeata in tutta la sua distruttività,all'interno della retorica relativista contemporanea di fine della storia,di caduta delle grandi narrazioni si fa forza specularmente la grande narrazione del Capitalismo in nuce oramai da più di un secolo,un Capitalismo che divora se stesso nelle sua continua ricerca di profitto,che da atto al parricidio della classe borghese nell'appiattimento consumistico, del sistema produttivo ora solo ancella di quello finanziario,esilia la Politica a ruoli marginali di contenimento repressivo,riporta l'Essere ad uno stato primordiale di accettazione dell'Ente supremo,uccide Dio nella concezione nichilistica e trasforma il denaro da mezzo a fine in una sorta di divinità immanete.


Ecco l'emanazione completa del Capitalismo post modernista,la indole strutturale di ricerca spasmodica di profitto,anzi la impossibilità di esser altro che non la creazione di profitto,


daccapo,nel mentre che il profitto tende a ristagnare nell'immensa capacità produttiva concessa dal sistema tecnologico ,nel mentre che l'espanzionismo imperialista post Unione Sovietica ha raggiunto dei limiti (per ora) inoltrepassabili, nel mentre che le guerre imperialiste non concedono dei riscontri immediati all'interno di paesi non occidentalizzati,ad ora i paesi che (come il nord Africa) di questa occidentalizzazione ne hanno subito influenze latenti, si aprono ad esse ma dettando loro i tempi tramite le Rivoluzioni in atto,


ecco che il Capitalismo reagisce spostando tutta la sua influenza dalla sezione produttiva a quella finanziaria,un cambiamento epocale di paradigma e non certo deflagrato in una sorta di esplosione


inattesa ed imprevedibile,


che i mercati,che il sistema globalizzato sia una emanazione mistico ed incontrollabile è la costante che rende gli artefici immuni da critiche,queste dinamiche sono studiate e premeditate da tempi ed in tempi lunghi,l'attesa della sua realizzazione si trova nella preparazione concettuale americanista (USA) nella reazione delle destre liberiste molto più incisivamente della prassi rivoluzionaria marxista occidentale al movimento sessantottino,una preparazione che parla di sgretolamento capillare del socius a forza della libertà individuale,uno stillicidio che universalizza l'individualità adombrando ad essa le libertà comunitariste,covando in questo il germe di un ritorno ad uno starus di natura più consono agli animali che non all'uomo,la soggettività (ad personam) prima di tutto è stata estesa anche all'oggetto, alla proprietà privata,covando in questo il germe del tutti contro tutti,per l'appunto uno stato primordiale ed astorico se volessimo leggere nella Storia un'incessante progresso evolutivo della specie umana.


Daccapo,questo non è avvanuto certo in una sorta di divenire assente da interferenze,tutto ciò è avvenuto ed avviene all'interno di una culturarizzazione delle masse,di un loro lento ed inesorabile asservimento alle volontà esterne,l'abbattimento concettuale della oggettivazione delle masse all'interno di una soggettività unificante,il permearsi truffaldino della concezione di libertà nella flessibilità,l'istaurazione di uno sfruttamento spazio/temporale dato dal sistema tecnologico e dalla sua velocità esplicativa: la costruzione di ambienti vitali atti esclusivamente al consumismo occupano i nostri spazi,lo sfruttamento dato dal capitale cognitivo simultaneamente o a discapito di quello fisico occupa inesorabilmente il nostro tempo.


In questo la strutturazione reticolare di un sistema di divulgazione accademico,giornalistico e mediatico di una concezione liberista quale la massima espressione dell'uomo,porta inesorabilmente a quel piattume generalizzato che non riesce a confutare autonomamente questa enormità che porta inesorabilmente ad un asservimento compiaciuto a delle dinamiche in verità devastanti.


Quindi credo fermamente che prima di giungere alla fervente necessità di proporre quella alternativa che possa proporre un superamento,bisogna delineare lo status nel quale il Sistema viene a trovarsi,cercando di mettere a nudo le incongruenze e le contraddizioni insite in esso,cercando di guardare oltre la cortina fumogena innalzata a protezione di un contesto che porta inevitabilmente alle barbarie.


Partiamo dal presupposto che il Capitalismo non è eterno,non è la verità incontrovertibile.


Non esistono verità eterne,quantomeno tutto quello fino ad ora è stato proposto come tale viene ad essere inesorabilmente confutato e sorpassato dialetticamente e praticamente dalla scienza del sistema tecnologico,che questi possa essere il cristianesimo come il marxismo dogmatico novecentesco,i primi nella dimostrazione della fallacia di Assoluti quali la Creazione piuttosto che il libero arbitrio,i secondi nel superamento (se pur parziale) della dinamica alienante nella produzione,tutte le posizioni preposte alla verità vengono oltrepassate dalle evoluzioni tecnologiche e dalle scoperte scientifiche,la verità unica che mi sentirei di proporre è l’Uomo in quanto Essere,in quanto entità eterna,se anche questa realtà non venisse oggigiorno messa in serio pericolo dalla condizione Capitalistica impressa alla Storia.


Quest’ultimo rimane il punto essenziale di quella analisi della distruttività insita nel Capitalismo per proporre od imporre il suo superamento,ovvero la incapacità di questa Struttura di progredire,che lo stallo attuale è conseguenza inevitabile della fine del suo ciclo storico,che le possibilità tecniche ad ora in potenza non sono più gestibili nel paradigma del profitto ed aprono scenari per il suo superamento all’interno di possibilità evolutive che portano alla socializzazione del bene comune,se pur da questo siamo obbiettivamente lontani in quanto bisogna che ci sia la consapevolezza generalizzata di cosa sia il bene comune,in ciò si enuncia la difficoltà di uscire dall’ individualismo schizofrenico contemporaneo,dalla vulgata liberista empirista della libertà individuale in primis,per entrare all’interno della libertà trascendentale che porta in nuce la socializzazione di questa,relegando la individualità a soggetto comprimario nella partecipazione alla libertà generale.


Di questo non può che farsi carico la parte della Struttura che della libertà ne conosce solo la parola,che non è comprimario alla sua realizzazione ma è oggetto principe della possibilità di realizzazione di altri alla loro…di libertà,che nella cortina fumogena summenzionata ne è il diretto interessato che ad esso è indirizzata,parlo del proletariato post-novecentesco o meglio della classe sfruttata contemporanea che contrariamente alla vulgata imposta dagli sfruttatori,e contraddicendo de facto la ideologia liberista e delle sue dinamiche progressive di ben’essere si è espansa permeando in tutti i livelli della società civile comprendendo in essa molte delle classi prima immuni ed esterne a paradigmi di alienazione,rimangono fuori e sono i burattinai quella classe che C.Preve definisce “global class”,con evidenza assoluta stiamo parlando di un’infinitesima parte dell’umanità.


Cosa è questa classe privilegiata e cosa ha posto in essere è presto detto riconducendo tutto all’accezione di finanzcapitalismo (finanzcapitalismo L.Gallino) una sempre più ristretta elite che gestisce patrimoni immensi,che del superato concetto di capitalista ne sono la emanazione più perversa,parlo delle grandi multinazionali,delle grandilobby’s,delle banche e delle strutture manageriali atte all’approvvigionamento dei grandi capitali istituzionali,che possano essere i fondi pensione piuttosto che assicurazioni sanitarie ovvero tutto quel comparto di welfare state che incessantemente viene demolito per dargli una configurazione privatistica e porta in essere una quantità immensa di capitali,per l’appunto in mano ad una ristretta cerchia di personaggi che fanno capo ad un management al di fuori di ogni tanto conclamata concezione democratica.


Questi sono i personaggi della narrazione vediamone il contesto,dobbiamo entrare nel sistema produttivo reale e della sua ormai palese incapacità di astrarre il plusvalore necessario atto al mantenimento del sistema stesso,per essere chiari a chi parla di un Capitalismo etico,in primis di quale eticità si vuol parlare ma per fugar dubbi bisogna aver chiari che il Capitalismo è una entità atta al profitto,se viene a mancare questo il Capitalismo non è più tale,ed è quindi nella sua incapacità di continuare ad astrarre profitto che bisogna vedere la ormai dipartita della narrazione capitalista,anche se è chiaro che non avremmo ciò con un cordiale addio e che tutto sarà messo in atto per prolungarne l’agonia,ed è quello che sta accadendo,ed è ad appannaggio di ciò che si è dato un forsennato cambio gestionale in virtù del paradigma finanziario.


E’ in questa ottica che bisogna leggere la attuale crisi che sta devastando le economie di interi stati,la immensa capacità produttiva a fronte di una diminuita capacità redistributiva data la non più necessaria presenza dell’uomo o di masse all’interno di grandezze produttrici,quel che la tecnologia ha reso possibile fronte alla alienazione marxiana si è tradotta in mano al Capitale in una diminuzione sostanziale dell’esercito di operai,dando ad essi specularmente la qualità disoccupati o tutt’al più di precari o flessibili, come si è fatto fronte a questo è il germe del collasso,parlo del credito al consumo che questi possano essere crediti per l’acquisto di una lavatrice piuttosto che di una abitazione poco cambia,che di questi crediti abbiano usufruito individui o enti quali possano essere Comuni,Regioni o interi Stati ne entreremo più avanti, il concetto è che il Capitalismo è andato cercando i suoi profitti creando la società del debito,debiti questi che entrati all’interno degli oramai deregolamentati all’inverosimile mercati finanziari si sono strutturati nelle più variegate costruzioni,costruzioni atte alla creazione fittizia di denaro,debiti in enormi quantità sui quali vegetano le più paranoiche forme assicurative dalle quali nascono miracolosamente altre quantità valoriali,pensare che all’apice prima della deflagrazione il valore dei “derivati” era cinque volte il prodotto interno lordo mondiale deve renderci atto della enormità della quale sto discutendo.


Tutto ormai si svolge all’interno delle necessità valoriali borsistiche,qualsiasi unità produttiva non è solamente condizionata ma è palesemente obbligata a seguire i dettami imposti dal sistema finanziario,di per se stesso assolutamente incongruente con la realtà,questi segue dinamiche paranoiche quali possano essere la emulazione di compra/vendita di azioni assolutamente dettate dal nulla o da qualche sensazione nella migliore delle ipotesi,ma peggio nel tentativo anzi nell’ordine categorico di impostazione di sistemi produttivi piuttosto che sociali.


La signora FIAT è un esempio lampante ed istruttivo di come agisce il Capitale nei territori,il suo apparato produttivo è sempre o quasi in negativo ma i suoi attivi dall’intervento dell’ancella Marchionni continua a tenere un segno positivo,accade questo in quanto la reazione dei mercati alle azioni palesemente (ad oggi sentenza) antisindacale è euforico,la delocalizzazione è euforia azionaria,lo spacchettamento delle unità alla ricerca di diminuzioni di prezzo anche per un singolo elemento del mezzo è euforia,insomma qualsiasi movimento faccia la FIAT nei mercati atta ad un più che ipotetico contenimento dei prezzi,compressione salariale e abbattimento dei diritti del lavoratore innesca una spirale positiva nell’azionariato del Lingotto,che questo non possa essere suffragato in futuro dalla realtà materiale non importa,ancor più che questo crei inevitabilmente dei problemi sociali non si annovera nelle statistiche della Borsa.


Cerco di ampliare lo spettro di analisi,il modo di agire della multinazionale torinese è il modus operandi di tutto il Capitalismo contemporaneo,il Sistema Finanziario non è più al servizio della produzione materiale,non è più quel campo di ricerca per capitali di investimento ma si è sovvertita specularmente la sua essenza,il braccio produttivo è al servizio indefesso di quello finanziario,ed in questo ha trascinato de facto la società civile e tutto il suo modus vivendi, ogni suo meandro è stato capillarmente e scientemente sottoposto ad un cambiamento che possa essere inerente e specchio dei mercati,il fine della produzione e riproduzione sociale si è trasformato in mezzo,alla vita delle persone si è data una realtà altra da se ,lo si è reso flessibile,precario,asservito ed accondiscendente in virtù di questo,la libertà individuale tanto proclamato dalle culture liberiste è rimasta sulla carta per la maggior parte delle popolazioni,un concetto che mi rende nella solitudine libero di fronte alle immense forze globalizzate,una chimera,la realtà parla di un asservimento totalizzante della vita dell’Essere,una sorta di alienazione onnicomprensiva della vita a discapito dell’incertezza.


Questo aliena l’Uomo dal suo futuro.


Cerchiamo ora di connaturare il discorso in una visuale temporale allorché inerente allo spazio,ovvero cosa è avvenuto e cosa avviene in forza a questo cambiamento fortemente voluto dalla elite padronale,e la impossibilità che questa possa recedere dal suo intento.


Lasciando da parte il paradigma del globalismo e della sua esplosione dopo la caduta della conflittualità post muro di Berlino,considerazioni queste che credo già date ,entriamo direttamente nel periodo nel quale ci veniamo a trovare.


La impossibilità da parte del Sistema produttivo Occidentale di continuare a sviluppare la quantità necessaria di plusprodotto alla classe padronale per la sua riproduzione è la pietra angolare,lo sviluppo tecnologico dato in potenza alle rivendicazioni operaiste,la creazione di welfare state a contenimento della pressione comunista nel recente passato,le pressioni salariali per una più giusta redistribuzione ,in breve tutte quelle conquiste avvenute nel secolo scorso sono ora dei gagli insormontabili fronte alla deregolamentata concorrenzialità delle produzioni emergenti,se le colonie ex sovietiche rientrano in un piano di accorpamento all’Impero Occidentale rimanendo circoscritte in una visuale controllabile,le economie emergenti quali la Cina, l’India,ci dicono siaono lo spettro dell' organizzazione nostrana,ovvero tutte le operazioni che sono state intraprese nell’apertura alla WTO dei mercati asiatici da parte dei produttori Occidentali è dovuta presto soccombere fronte alla voracità ed organizzazione di questi produttori emergenti,ma quest’ultimo è parte della retorica delle destre e della auto regolamentazione divinatoria dei mercati la quale ben poco si pone a fronte della realtà effettuale.


Retoriche che inducono a pensare erroneamente che le dinamiche mondiali siano gestite da gruppi di miliardari con la trombetta,e se questo è farsesco nella sua rappresentazione, la realtà invero ci parla di una struttura capillare e progredita,di una preminenza accademica di studi e valutazioni ,di classe politiche asservite supinamente,di una ramificazione della struttura mediatico/informativa atta non solo al convincimento ma alla completa assuefazione imbelle delle popolazioni ad un dogma da far passare per incontrovertibile,una sorta di forza naturale dagli esiti incontrollabili ma misticamente auto livellabili.


Vediamo meglio,che la suddetta apertura sia stata perpetrata sopravvalutando la possibilità espansionistica dell’Impero (da scartare in virtù di cui sopra) che l’enorme debito degli USA verso la Cina (ma in tal caso aperture bilaterali quali il GATT non erano forse più proponibili?) portano inesorabilmente ad una stessa conclusione che a mio parere ne rimane anche la sua origine,ossia che un’immensa e propensa classe operaia entrava prepotentemente nel ventre dell’Impero.


Lasciamo da parte la discussione sui diritti umani che si perde inesorabilmente nella contestualizzazione temporale degli eventi,ovvero se le nostra società può dirsi di essere in un tempo post moderno,ossia che abbia intrapreso un percorso socio/culturale che ci porta alla gestione delle vite in un dato modo, questo non è equanime per qualsivoglia altra tipologia di sistema socio/culturale,questo ben vale per la Cina che sembra di navigare,se pur velocemente,in un contesto semmai di industrializzazione piuttosto che modernizzazione,covando in essa tutte quelle contraddizioni inerenti a tale periodicità, per cercare di farmi capir meglio porto come esempio la estremizzazione di tale concetto che porta in essere nell’Afghanistan dove vogliamo imporre la democrazia ad un popolo che in certe tribù è allo status poco più che medioevale,non è questione da poco anzi potrei azzardarne la centralità,ossia la differenza temporale che si incrocia inesorabilmente nel nostro tempo non è mai avvenuta in passato con questa velocità,le occupazioni coloniali venivano per lo più imposte in un arco temporale più ampio,e con esse il rapporto era diretto in quanto era presente la fisicità dell’occupante,e per lo più ed in ciò vedo la differenza, le occupazioni coloniali erano ad appannaggio delle ricchezze generalizzate del mandatario (non è mio intento darne un giudizio in questa stesura).


Quel che non avviene oggi nel devastante idioma odierno è quello di una evoluzione mirata verso temporalità a noi antecedente,è la volontà in questo di voler pianificare la Struttura della forza lavoro globalizzata nello spazio di una produzione sociale dalle opache tinte ottecentesche.


In questo c'è l'allignare di tutta la contraddizione in essere nelle Società occidentali,ossia la concettualizzazione astorica all'interno della Storia.


Se la valutazione appena esposta è evidentemente tracciata da una natura ipotetica,azzardo altre ipotesi per dar luogo il più possibile ad una analisi veritativa.



Il Sistema finanziario è permeato vitalmente all’interno della gestione valoriale occidentale,l’aiuto giunto al momento della irreparabile disfatta è l’oggetto del contendere,il poter proferire ancora un senso all’intero Apparato Occidentale è la sua genesi,quel che accade ora tramite i mercati finanziari è uno spostamento radicale e di proporzioni gigantesche di valore dal basso verso l’alto,che in questo “basso” vi siano ora presenti anche le classi ormai post borghesi è la logica conseguenza di un attacco generalizzato al Sistema sociale in sé,la voracità del Capitalismo è pari a tutti gli anni che l’ideologia padronale non ha potuto esprimersi in tutta la sua virulenza.


La ricerca spasmodica di mercificazione dell’essere è la prospettiva ,la unica realtà confacente a queste dinamiche,qualsiasi sia la entità da colpire il Capitale delle Banche degli Oligopoli e dei fondi istituzionali non hanno remore nel farlo,ogni operazione in essere è non solo opportuna ma necessaria per mantenere la nuova classe di Capitalisti del denaro e delle loro ancelle manageriali con le loro stock ed in ultimo i produttori diretti,un quadro che si delinea al di fuori di ogni logica sociale,quel sociale che rimane il loro patrimonio primo,quel sociale da dove poter ottenere la liquidità necessaria per sorreggere questo gigante dai piedi d’argilla


Quella liquidità che si ottiene nella devastazione interminabile del tessuto sociale,di tutto quel che ci rende facente parti di una stessa realtà,di quel tessuto intelato nel post guerra mondiale che grazie al conflitto sociale era giunto ad un ricomponimento di una convivialità comune,ad una suddivisione delle problematiche,una prospettiva che poteva procrastinare non più all’infinito o confinare nella Utopia una vita giusta.


Perché a questo ci spingeva il conflitto conditio sine qua non allo sviluppo del recente passato,la continua ed incessante trattativa con il Capitalismo costretto suo malgrado alla condivisione del profitto, la politica incessantemente mediatrice piuttosto che clandestinamente reazionaria riusciva a mantenere una relativa equanimità,il progresso tecnologico mirato in prima istanza nella possibilità di diminuzione del capitale costante portava comunque benefici,dove questo veniva a nuocere alla forza lavoro un tessuto sociale in continua evoluzione riparava i danni.


Per inteso,nessun giardino dell’Eden,anzi ben lontano dall’esserlo,quello che dico è che comunque la prospettiva Rivoluzionaria per quanto sempre rimandata rimaneva comunque sostanziosa;le condizioni rimanevano in divenire ed ottimistiche.


Il default di questa stasi si innerva con la caduta dell’apparato Sovietico persosi nelle sue contraddizioni di dover rincorrere un Capitalismo scalpitante delle nuove tecnologie e tener saldo un marxismo stanco,sempre uguale a se stesso (malgrado le immense possibilità in lasciato dallo scienziato) .


Ma è proprio dal prisma illuminante di Marx che proseguiamo la disanima, il terreno ideologico,giuridico preparato da tempo dal liberismo si poteva espandere come la gramigna senza la suddivisione diunviriale del pianeta,il suo concerto si è propagato di passo con il Capitalismo e i sistemi politici,la vulgata accademico/mediatica di “fine della storia” ha tenuto il passo,in un contesto generalizzato di euforia schizoide il Capitale ,quello di marxiana memoria si preparava non alla rivincita ma lentamente si incominciava a scavare la sua fossa.


E’ dato che il Capitalismo ha nel suo DNA la crisi,la caduta tendenziale del saggio del profitto è la costante,l’immensa capacità produttiva si scontra inevitabilmente con la incapacità,o meglio la volontà di non redistribuzione,il Capitale circolante viene ad essere sostanzialmente in difetto di quello prodotto,la possibilità di allargamento dei mercati in un contesto globalizzato viene gradatamente a mancare,e quando questo sfocia nella via oligopolista la de-pauperizzazione delle genti è giocoforza dato.


Le possibilità date dalle merci a basso costo asiatiche sono panacee che nascondono dietro se una compressione ulteriore del Lavoro,il Capitalismo Occidentale rischia uno stallo devastante sin tanto che l’Europa e la sua moneta aprono definitivamente i mercati azionari,la deregolamentazione made in USA viene seguita con una lena mistica,la produzione riprende grazie alla droga del credito.


Credo che l’accezione drogato sia la più confacente al caso,per una decade il mercato globalizzato Occidentale è vissuto all’interno di uno status aleatorio,fittizio,il suo vigore produttivo in una egida di massimizzazione del profitto è stato artificialmente sovvenzionato e ridistribuito alle popolazioni che dovutamente fuorviate hanno partecipato allegramente al banchetto,quelle quantità immense di merci sono state consunte a beneficio dei produttori privati con l’intervento propizio della sostanza stupefacente del credito.


Il prodotto sociale ormai in continua espansione con le tecnologie date, è stato collettivizzato non in un contesto socializzante,eventualità questa quanto ormai pronta quanto parimenti tacciata di violenza e di arbitrarietà della libertà individuale,relegata nella fine delle grandi narrazioni come un rudere delle Storia,ma al contempo la stessa grande narrazione è stata fatta propria dal Potere nella allucinatoria possibilità di ognuno di ottenere il tanto agognato mezzo per la emulazione dell’agiatezza, la possibilità di trovare il proprio Essere in quel che sembra l’unica ragione che questi possa essere riconosciuto, nella vulgata individualista ..l’apparire diviene Essenza.


Nell’induzione forzata al relativismo contemporaneo, nelle masse il denaro diviene unica verità,il nichilismo prende il sopravvento e nella naturale necessità dell’uomo di trascendenza il denaro raggiunge il suo apice rendendosi Ente unico,il nuovo Dio… colui che regola le nostre vite,sopraggiunge un’allucinazione che all’interno dell’Essere si fa reale.


La dinamica…la conduzione che il Capitalismo impone per la sopravvivenza di se stesso e… a se stesso conduce l’Uomo contemporaneo all’interno di una allucinazione che diviene reale,lo stesso Capitale diviene una essenza, una astrazione di se stesso che trascende il reale personificandosi nel misticismo ,la sua aleatorietà è pari però alla sua prominente immanenza che si staglia prepotente nella sostituzione delle istituzioni date,che esse siano comunità o Stati che esse siano oggettiviate all’interno della vita stessa del singolo individuo dando luogo ad un intersecabile ed indistinguibile connubio tra trascendenza ed immanenza in una dialettica fuor di ragione,una metafisica priva di fondamenta veritative,priva di universalità.


Daccapo,la vita delle persone singole ,delle loro creazioni sociali e collettive sono permeate in tutto il loro incedere storico all’interno della finanza capitalista e del suomodus operandi ,la necessità che questo richiede è quello che il reale si possa fondere unilateralmente con il virtuale dei mercati azionari.


Di contro e per ben esser chiari, che questa trascendenza sia emanazione diretta ed essenziale del Capitalismo è solo la inevitabile conseguenza atta alla sopravvivenza dello stesso,la logica conseguenza che questo impone al genere umano di ritornare ad uno stato primordiale,allo status di natura essendo nella impossibilità strutturale di proseguire nella evoluzione dell’uomo stesso,quella evoluzione bloccata mi ripeto proprio nel mentre della possibilità marxiana,della liberazione dalle catene private e dell’entrata nella nuova era della collettivizzazione.


Ecco sopraggiungere imperante ed incontrastato il “Finanzcapitalismo” termine questo che ho preso in prestito dal saggio omologo di L.Gallino,una panoramica completa e ampliamente documentata dell’oggetto in questione (ne consiglio vivamente la lettura)un’ analisi di un economista evidentemente al di fuori del coro di galline spennacchiate dell’attuale scenario intellettuale molto dedito al loro padrone.


Cerchiamone una sintesi come logico proseguimento alla disamina che si sta portando avanti ,già in altre mie note (“la crisi e la menzogna 1”;” La crisi e la menzogna 2”;Basilea 3”in“comunistipaolotsl.blogspot.com) avevo provato, previe le mie modeste possibilità ,di adire ad una argomentazione in tal senso,facendo autocritica posso ben dire che i suddetti trattati internazionali non sono causa,ma effetto della situazione che qui esaminiamo (ma come lontane reminescenze matematiche mi suggeriscono cambiando i fattori il risultato rimane invariato,ossia il concetto allora esposto è comunque validato da gli altri dati appresi ad oggi).


Il trattato ratificato a Basilea (l’ultimo recentemente ) è l’ennesima riprova della inconsistenza e della assoluta distanza che si voglia prendere per dare una regolamentazione reale al Sistema,si impone alle Banche di avere una quantità data di liquidità fronte alla possibilità di queste di elargire credito,che questo possa essere uno a dieci (semplifico per non addentrarmi in un campo tecnicistico che non mi appartiene) non è oggetto del problema,ossia le banche solo sulla carta adempiono a questo obbligo, in quanto a questi "dieci" creditizi conto terzi sopraggiunge la possibilità di cederli tramite obbligazioni ad entità finanziarie prestanome ,dalla cedente stessa create all’uopo, la base creditoria diviene infinita,un credito diviene nell’immediato un attivo,questi viene contabilizzato come tale e riproposto come base imposta a nuovi crediti,nel mentre l’obbligazione nel ventre della ente finanziario fantoccio viene messo in circolazione nei mercati secondari in veste dei nuovi prodotti tecnologici che si chiamino derivati o quant’altro,ogni tal prodotto possiede una possibilità non confutata di espansione in altri prodotti,una vite senza fine,una pazzoide costruzione di dinamiche atte alla sola e continua creazione di valore di scambio ,una Sovrastruttura che sorregge la Struttura nella depravazione totale che sfocia nel feticismo ascetico del denaro.



Quel che si è andato strutturando è l’Impero del debito,una intera concezione basata sul debito,un paradigma valoriale basato sul nulla,che ciò sia deflagrato nel ventre del liberismo ovvero negli Usa non è certo un caso,vedi il debito americano verso gli unici costruttori di reale ricchezza mondiale quale è attualmente la Cina (quantomeno in queste proporzioni) ciò rientra nelle conseguenze fino ad ora esposte e che torneremo ad incontrare ulteriormente,come non è un caso che l’Europa unita nella sola accezione monetaria abbia seguito fedelmente le orme statunitensi,adottando parimenti quel sistema de -regolativo della finanza oltreoceano in esso già in voga da qualche decennio innanzi,pensare altrimenti sarebbe stata una utopia,la visione liberista e la genesi del Capitalismo traggono dall’espansionismo molecolare la propria vitalità, la appartenenza geografica svanisce nella eterea forma del bio-potere contemporaneo,in questo la connaturale visione di confini novecenteschi divengono accademia di fronte alle forze economiche globalizzate Occidentali,che non hanno più un nome specifico o una appartenenza etnica, si intrecciano in una sorta di multiculturalismo per una entità senza barriere.


Ma questa è una entità basata specificatamente su una Classe,una sola esigua classe che prende il bastone del comando planetario e lo utilizza come una clava contro il resto enorme della civiltà planetaria,devastando usi e costumi,devastando ogni criterio di convivenza,relegando gli Stati a guardiani repressivi dei propri dettami,a difesa di quei confini territoriali innalzati ai margini Imperiali ,che sfocia nei respingimenti coatti come nelle guerre espansionistiche,piuttosto che nell’imporre agende politiche atte al graduale smantellamento di tutti i legami sociali e beni comuni, fonti inestinguibili di ricchezza piuttosto che come pericoloso germe contraddittorio alla vulgata individualista se mai dovesse perdurare una siffatta concezione.


Quindi è tanto vero che lo smantellamento de facto delle Strutture comunitarie sono approvvigionamento di liquidità monetaria ,come vero di concerto che rientra nella ideologia liberista inerente a questo la instillazione nelle menti delle genti di un individualismo becero da sopravvivenza,di ritorno allo stato primordiale di soggetto alienato dal contesto e ad esso contrapposto singolarmente,il suicidio del Sistema Sociale e parimenti il confinamento nell’oblio della Soggettività comune che era parte integrante del contesto,unico vero e credibile Ente in grado di entrare in conflitto con il Potere.


E’ così in essere la più devastante delle politiche padronali,una concezione che trasforma l’uomo e quel che lo circonda in un oggetto di scambio,una cosa e come tale commercializzabile,che permea nella vita di ognuno apponendo ad esso una classificazione valoriale immanente alla monetizzabilità ,un Potere che non vuol più essere parte integrante della concezione umana,ma vuol essere la struttura che integra a se la concezione umana,non è più un mezzo per raggiungere un fine,quale dovrebbe essere in sostanza il bene del genere umano,ma si pone Esso come fine ultimo utilizzando come mezzo il genere umano.


Un processo Storico che non possiede una metafisica che basa le sue verità sul bene ultimo della Specie è un processo che uccide la Storia stessa,una realtà che abita solo il presente,cancellando il passato e ignorando il futuro è una realtà che galleggia nel nulla,una bolla d’aria che galleggia in un oceano in burrasca.


In questo paradigma scandalizzarsi della depravazione raggiunta dal sistema finanziario è fuori luogo, lasciamo alle versione ufficiale di propaganda che si veste candidamente da verginella tale asserzione,e proseguiamo nella strada che continua ad essere la inevitabilità proprio in forza a tale paradigma del naturale sbocco nel capitalismo finanziario fronte al suo incombente declino produttivo e quindi alla forma inessenziale della costruzione padronale del nuovo millennio ,sintetizzabile daccapo nel nulla…


Stiamo vivendo all’interno di un nulla antropologico,di una concezione che non solo non è universalizzabile ma che ha nel suo essere il proprio delirio ,una narrazione che pur per non rinnegare se stessa di fronte all’incedere della Storia,si adopera nel portarsi essa stessa in un tunnel senza via di uscita,trascinando dietro se non solo gli individui ed i Sistemi ma la Storia stessa.


Si è calcolato per difetto che all’apice, nell’ istante antecedente il rivelarsi della crisi,solo i derivati avessero un valore nominale pari a cinque volte il prodotto interno lordo mondiale, e se vero è che tante operazioni legali certamente,ma al contempo non conosciute all’interno della finanza secondaria si può ben intuire come questo calcolo possa essere inevitabilmente incerto,ma questa è una aggravante,ovvero il dato conosciuto già di per se è una enormità,semplificando possiamo dire che il sistema Occidentale ha goduto nella sua follia di una valorizzazione che ha moltiplicato indefessamente le sue reali possibilità.


La contraddizione in essere è palese,non solo si è voluto truccare il motore della macchina ma si è truccato arbitrariamente anche le prestazioni, le possibilità intrinseche del sistema sono state dopate ,la circolazione valoriale di concerto è fittiziamente surreale, ma il surreale si rivela nelle sue risultanze,non nelle dinamiche e nella genesi.


Bisogna ben comprendere che sia la genesi che la dinamica non rientrano in un verificarsi mistico degli eventi,ovvero se possiamo concedere minimamente che l’effetto ne sia una depravazione incontrollabile,la causa è tutto fuorché fuori concetto.


Ho più volte toccato questo argomento,ma la sua centralità mi obbliga a tornarci ulteriormente.


Nel novecento l’equilibrio imposto nei modus est/ovest dettava i tempi del progresso, se vero è che la Unione Sovietica impegnava tutte le sue risorse economiche e sociali nell’inseguimento allo sviluppo tecnologico in seno agli armamenti bellici,è altrettanto vero che nell’Occidente europeo vero ago della bilancia di allora nel contesto duale mondiale si attuavano politiche sociali restrittive al Capitalismo nella loro preminente accezione comunitaria,atte al contenimento dei moti rivoluzionari presenti in tali realtà, ovvero il sistema tecnologico era imbrigliato nella socializzazione di esso. Questo equilibrio di natura bellica,malgrado tutte le contraddizioni messe allo scoperto nei moti sessantottini sia ad est,mi sovviene Praga e la sua primavera che ad Ovest in tutta la sua estensione, teneva una base temporale molto più confacente all’uomo ed al suo sviluppo,poneva come paradigma l’evoluzione sociale come conditio sine qua non la propria sopravvivenza.


Fronte ad una seppur minima possibilità che nel momento in cui potesse mancare questo equilibrio la evenienza di una guerra finale doveva essere annoverata ,questo ben lo sapevano i Partiti Comunisti europei,ben lo sapeva il PCI guardandosi bene dal portare la adesione in massa ad esso di quei tempi , nel moto rivoluzionario quale il suostatus sia filosofico che numerico avrebbe dovuto,ma alla dirigenza era ben chiara la posizione da prendere,l’equilibrio suddetto era vincolante,le stragi di stato,la strategia della tensione sono state perpetrate da parte del Potere reazionario in nuce al contenimento dei moti extra-partitici.


L’equilibrio si è spezzato all’implosione dell’Impero Sovietico,alla sua incapacità ,piuttosto che all’obbligo dovuto alla sua struttura di poter superare al contraddizione della dicotomia tecnologia/comunismo dogmatico, ossia nell’impossibilità di recedere dal continuo armamento per mantenere la stasi mondiale,un continuo sviluppo tecnologico in tale campo nel quale impegnare tutto il potenziale sociale,o meglio di condizionare inderogabilmente la economia pianificata alla realizzazione di esso,troppo se contrapposto ad un sistema liberista statunitense a struttura privata anch’esso certamente, dispiegato in tal operazione ma con la possibilità di espandere le ricerche e le scoperte dell’accezione militare anche alla società civile con maggiore intensità e una velocità doppia non dovendo metter in atto politiche sociali,non avendo in essere il minimo vincolo sociale di fronte al profitto.


Mantenere un apparato burocratico e militare di notevoli dimensioni,impiegare ingenti risorse per la tecnologia bellica,è questo l’impegno troppo gravoso che ha generato la contraddizione alla economia sovietica bloccata su un dogmatismo auto legittimante, il Capitalismo di stato espresso nell’est sovietico non ha retto la pressione tecnologica endemica al Capitalismo sui generis,non ha retto alla stessa contraddizione che si riproponeva di superare, della caduta tendenziale del saggio del profitto di Marx essa non ne è stata immune, nella se pur condivisibile concezione dell’economia pianificata, la applicazione dogmatica in mancanza di espansione ed in presenza della concorrenza con economie liberiste ha generato un blocco sostanziale.


Quando tutta la espressione che si ricavava doveva essere applicata alla ricerca militare il blocco sociale si è andato sempre più disgregando fino alla sua insostenibilità,la dissoluzione individuale all’interno della collettivizzazione quando questa non ha potuto porre più in essere delle gratificazioni sociali inerenti la pressione temporale si è resa sempre più un dilemma,qual dunque le evidenti possibilità tecnologiche raggiunte se non in ragione al potenziale bellico ha posto le basi del suo sgretolamento.


La implosione dell’Impero Sovietico è imputabile daccapo alla impossibilità di reazione al sistema tecnologico in seno al dogmatismo marxista, le altre figure dal Papa polacco al reaganismo liberista,dal compunto Gorbaciov alla marionetta Eltsin non sono che figuranti all’interno dell’incedere storico del progresso tecnologico e alla Potenza in esso inespressa che cerca la sua realizzazione mietendo sul suo corso vittime.


Tutti quei sistemi che si ergono a verità assolute sono sovrastati dalle capacità conoscitive, dalle scoperte applicate alla produzione, dal continuo rinvio ad oltre delle possibilità appena aperte,dall’incessante evoluzione che ha in essere altre evoluzioni che sono in Potenza alla tecnologia,condizioni insostenibili se non dialetticamente e questo nel dogmatismo,in ogni dogmatismo che sia quello sovietico o quello cattolico cristiano ma come altrettanto il Capitalismo non può essere posto.


Le scienza applicata alla tecnologia ecco la pietra angolare della quale dobbiamo servirci per leggere gli accadimenti contemporanei,della quale una autorevole mente quale quella di E. Severino ci offre notevole spunto di riflessione e dalla quale sto attingendo ,con la modestia del caso ,nella mia esposizione inerente a tal concetto (consiglio di leggere “il declino del Capitalismo” E.Severino).


(Questo passaggio tanto lungo quanto non privo di difficoltà per il sottoscritto in quanto Comunista ,risulta essere necessario al proseguo dello scritto, in cui cercherò di dare il dovuto rilievo al grande Marx,del quale in questo ultimo passaggio qualche disattento lettore potrebbe aver avuto sentore di ripudio,ma che altrimenti io ho imparato a conoscere ben al di sopra del dogmatismo sovietico.)


La dissoluzione dell’URSS ,e con essa inopinatamente la prassi rivoluzionaria,ha dato luogo a notevoli cambiamenti sullo scenario planetario,da una analisi volutamente errata dell’accaduto si è dato vita ad una pressante propaganda mitologica della vittoria del bene sul male,che la stessa Storia avesse sancito la superiorità del liberismo Capitalista o meglio si sanciva la fine della Storia e che il Capitalismo si ergeva a verità assoluta.


Si è dato seguito alla vulgata della libertà,della quale ad ora ben sappiamo che di libertà si parla solo a fronte di una esigua classe planetaria.


Tutti gli obblighi sociali imposti dall’azione conflittuale del novecento sono stati rilegati nello scantinato come obsoleti, come parte integrante di quelle grandi narrazioni ormai sorpassate,la unica grande narrazione doveva parlare e tutt’ora parla di un grande ente,l’unico dio, quel mercato che trascende ad esso tutti gli altri enti rendendoli superflui, ed in una totale de-regolamentazione offre una redistribuzione mistica.


La analisi marxiana del Capitale,in forza a tutto il suo potenziale ed unica realtà in grado di massimizzare la produzione di beni è divenuta realtà ,le capacità di uscita dalle crisi endemiche hanno trovato subito sbocco nell’espansione e nella ricerca oramai non più vincolata, ma altrettanto reale si è dimostrata la impossibilità di uscita dalle crisi produttiva una volta che l’espansione è data che la ricerca è divenuta autoriproducentesi.


Daccapo,le possibilità tecniche dovute dalla applicazione delle intelligenze artificiali all’interno della produzione sociale sono divenute nell’arco di una decade fonte inestinguibile di capacità,questi in mano al profitto ed in un turbine concorrenziale atto alla eliminazione della concorrenza stessa per lo stabilirsi di oligopoli,ha dato origine ad una possibilità produttiva senza precedenti,il Capitale costante si è reso prominente rispetto al Capitale variabile ,distribuendo questi in miriadi di entità fuori dalla concezione data di “produzione” e inoltrandoli in molteplici rivoli di concetto ed analisi,di propagazione e ricerca, tutte soggettività altre dal duro e puro operaismo,una disgregazione mirata al profitto massimo e al Potere sociale.


La tecnologia ha dato modo di sorpassare la alienazione marxiana ottocentesca,espressasi in forza nel fordismo novecentesco,disarticolando la produzione e bay-passando l’uomo stesso in gran parte del lavoro usufruendo di macchine sempre più efficienti e di quasi totale autonomia (in Giappone questo si verifica allo stato puro ) o da soluzioni di ingegneria genetica per il comparto agricolo.


Le possibilità di investimento lasciate libere dalla ex classe operaia vengono adoperate in ricerca di nuovi prodotti ed in gestione dei prodotti già esistenti,lavori di concetto che subentrano a quelli manuali,prestazioni che con l’ausilio dei computer vengono facilitate e in questo trovano il loro oblio essendo genericamente assumibili da chiunque,ed in quanto così strutturate in seno alle capacità di immagazzinamento dati delle intelligenze artificiali e di possibilità infinite di spostamento di essi ,gestibile in ogni dove globale ,lo sminuzzamento della classe lavoratrice sui generis rende impossibile anche qualsiasi residuato conflittuale.


Il vigore produttivo continua a fagocitare una serie illimitata di beni,la destrutturazione mentale delle genti adoperata nella incessante reificazione dell’avere facilitano all’uopo questa dinamica,declassando l’uomo ad oggetto dell’apparato si instilla in esso la cultura del nulla….la alienazione ha preso possesso della intera vita sociale.


Ma come il tossicodipendente rimane quieto di fronte alla periodica dose,la massa rimane tale fino a quando il Sistema rimane in grado di soddisfare le proprie pene consumistiche,ma come è ben noto il sistema Capitalista nella sua essenza la crisi,il sistema sociale non può essere rapido quanto quello produttivo di adattarsi ai cambiamenti imposti da questo nella ricerca spasmodica del profitto,e se questo avviene nel contesto di un sistema tecnologico questi cambiamenti avvengono ad una velocità prima inimmaginabile ed invero insostenibile.


Siamo di fronte ad un sistema produttivo senza precedenti,si sono aperte delle possibilità che solo qualche anno addietro sarebbero state tacciate di utopia,ma in questo specularmente la redistribuzione è venuta meno,il capitale circolante non è stato più in grado di assorbire non solo le eccedenze ma la produzione stessa,lo stallo è di quelli che ai più romantici ha fatto credere che fosse arrivato finalmente il momento del tramonto del capitalismo e della socializzazione di una produzione oramai più che confacente le necessità e oltreché in un progressivo divenire.


Il paradigma della proprietà privata della gestione del bene comune e dell’apparato tecnologico in visione dell’unico fine del profitto,mostra le sue rughe quando nel circuito viene pompata la finanza,la circolazione e di concerto la produzione prende fiato dalle infinite possibilità di prestito artatamente date dalle banche e consimili,il credito diviene regola sia per il consumo del privato cittadino,sia per entità sociali all’inseguimento di possibilità propagandistiche di alleviamento della mancanza di uno stato sociale mercificato,svenduto a seguito della allucinazione collettiva dell’efficienza privata .



Siamo passati dalla regola prima del capitalismo D’-M-D’’ in forza alla analisi marxiana , ad un paradigma contemporaneo riconducibile ad un ascetico D’-D’’.


Entriamo nel merito dove D’ è l’addizione del capitale costante con il capitale variabile della forza lavoro, dove M è il risultato del dispiegarsi della forza produttrice conseguente e D’’ è il compimento dove lo scienziato porta nella realtà le risultanze dell’analisi che pongono lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo del Capitale per l’ottenimento del plus-valore, ovvero una quantità di denaro maggiore rispetto a quello impiegato dato alla luce dal lavoro e dal suo sfruttamento peregrino, ma non è questo il punto ma bensì lo svelamento della centralità dell’uomo nel suo incedere evolutivo, ovvero come nella dinamica effettuale della produzione la sostanza materialistica è prominente, qualsiasi concezione trascendente della produzione sociale è confutata dallo scienziato di Treviri e portata in un contesto dove l’uomo è parte unica del processo stesso, le possibilità mistiche del Capitale di ottenere profitto dall’investimento sono confutate e portate nella luce veritativa dello sfruttamento, ogni operazione posta in essere trova nell’uomo la sua realtà, che questa possa essere quella dello sfruttatore come quella dello sfruttato .


Con il materialismo storico Marx non offre solamente il suo genio al servizio dell’economia, ma offre al di fuori di ogni possibile dogmatismo la continuità dell’uomo e ad il suo incedere all’interno della Storia, ossia mostra la sostanza veritativa dell’evoluzione del Genere, centralizza ad Unicum l’uomo relegando ogni trascendenza mistica ad aporia, ovvero porta alla luce il concetto della produzione materiale come istanza storica della produzione sociale ,ed è in questo che dimora la sua grandezza,nell’aver prodotto non solo una analisi prettamente logica ma di averla contestualizzata all’interno della episteme filosofica , così facendo non solo ha messo a nudo il Capitalismo ,ma dandone una collocazione diveniente all’interno della Storia ha reso la sua contraddizione insuperabile se non nel suo sovvertimento,ossia nella evoluzione endemica dell’uomo spogliato da qualsivoglia condizione altra se non quella di essere tale, la conduzione capitalistica non ha in sé la possibilità di oltrepassare quel dato punto da esso stesso creato ,riconducibile alla impossibilità oltre certi limiti di costituirsi universalizzabile .


Daccapo, concependo il Genere Umano come Ente diveniente ed in un continuo Storico alla ricerca della verità e del bene universale, il Capitalismo ha compiuto il suo ciclo, le possibilità di progresso insite in esso sono terminate, la sua contraddizione prima del profitto come unico fine non è più in grado di rispondere positivamente alle forze propulsive della ragione ,la regione che risiede nella volontà umana di sorpassare le sue penurie e miserie,la necessità dell’uomo di dare motivazione al suo essere finito non in eteree vite eterne ma all’interno di questa finitezza, la ragione che parla oramai di un sistema mondo non più in grado di dare sostenibilità ad una Struttura che ha ormai perduto il suo senso.


Quindi è il Capitale stesso che situa sul piedistallo Marx forse più di quanto possano aver fatto gli stessi marxisti allorquando nella impossibilità di ulteriore dispiegamento del suo potenziale ,nella impossibilità di rigenerare la riproduzione sociale, seguendo fedelmente le orme tracciate dallo scienziato che ne delineava il suo superamento, leggendo in esse la propria dipartita , specularmente sfruttando il momento propizio o forse propiziato di una massa inebetita ,innesca il principio del D’-D’’ .


Se in D’-M-D’’ è reale e la contraddizione si genera ciclicamente ed ha in essere un suo superamento,nel denaro che genera denaro la contraddizione è in essa stessa, ovvero è un niente,e come tale non ha in germe alcun superamento.


Riassumendo:


Il Capitale non solo non offre più risposte ma ormai scevro da ogni obbligazione sociale si sposta senza vincoli in ogni dove de localizzando in luoghi a basso costo, tanto basso quanto i diritti dei lavoratori a loro annessi, una sorta di sfruttamento ottocentesco, ed inscena una flessibilità ed una precarizzazione selvaggia, a seguito di una modernizzazione dell'apparato industriale Occidentale ove la tecnologia ha dato modo tramite la computerizzazione di allentare il sistema alienante delle macchine sull'uomo, ma ha reso l'uomo un surplus, se consideriamo l'operaio tradizionale, invero all'operaio postmoderno, rappresentato principalmente nei servizi tecnologici, resosi soggetto individuale estraniandosi dalla soggettività sociale, si presenta un'alienazione totale, la vita stessa gli è alienata, al servizio del capitale cognitivo


Il dato è un sistema produttivo senza precedenti,grazie alla delocalizzazione e sfruttamento predatorio per i beni materiali da una parte, e dall'altra dalla produzione di beni astratti, quali le comunicazioni, gli affetti, i servizi alla conoscenza del capitale cognitivo, ma questo data l'inerzia della politica e la natura rapace del Capitalismo non è stato accompagnato da una equità sociale e da una ridistribuzione,invero la possibilità di riproduzione sociale in virtù dell’ultimo dispiegamento dilagante del Capitalismo non solo è venuta meno,ma è arrivata alla sua fase conclusiva.


Era già in ventre la crisi quando si è ricorsi inebetiti al capezzale del morituro liberismo offrendogli la medicina del credito al consumo.


Ed è in questo che sopravanza il concetto di D’-D’’ come risposta.



/continua)


venerdì 15 luglio 2011

Lo Stato.

La crisi della istituzione statale è iniziata già da tempo,
quel che accade ora con l'assoluta incapacità di reazione di questi al dominio finanziario e l'assoggettamento servile conseguente,
una sorta di signorsì generalizzato dell'intero arco costituzionale (del quale in questi giorni in Italia ne abbiamo prova nell'accordo generalizzato di espropriazione di ricchezza dal basso verso l'alto) è il terminale della deflagrazione innescata dalla ideologia liberista e permeata capillarmente in tutti i vincoli sociali e non,
la crisi in questione è del Capitalismo stesso,
la incapacità di continuare ad astrarre plusvalore da capitale produttivo è degenerata nella panacea finanziaria,nella sacralizzazione del denaro e della sua riproduzione infinita,una devastante concezione divenuta sia mezzo che fine delle operazioni planetarie.
La crisi dello stato è conseguente,non causa...la ricerca di una liberazione dai gagli burocratici non va ricercata nella dipartita dello Stato,ma nel superamento della mercificazione capitalista e nella socializzazione conseguente del bene comune.

sabato 9 luglio 2011

Bertinotti e Co.

Mi permetto di fare un'appunto,non certo su Bertinotti personalmente inviso anche in tempi non sospetti ( comunque prima della sua chiara virata socialdemocratica) la questione è comunque data :

una buona parte dell'intellettualità postcomunista si è decisamente schierata al fianco di quel che C.Preve chiama clero postmodernista,

portando con se tutte quelle contraddizioni in nuce al loro personalissimo pensiero,portando in veste di verità il loro pentimento,in potenza alla loro visibilità e notorietà hanno sostituito arbitrariamente la dialettica in negazione profonda, rafforzando la vulgata popolore che non in un post ci troviamo, ma in una fine del comunismo stesso.

Concludendo,il danno che noi tutti Compagni abbiamo ricevuto da questi figuri ci è noto nella sua evidente realtà,ma credo che il confronto con essi è dovuto,è dovuto proprio in quanto detto ora,certo bisogna creare sempre quella situazione in cui si possa contraddire la loro falsa coscienza ,

con quelle argomentazioni di cui disponiamo e sono quelle che debbono portarci al superamento di quelle contraddizioni che tanto rifuggono gli ex compagni,argomentazioni che tengano ben salda la libertà individuale in seno a società libere,conclusioni queste che il Bertinotti come il Vendola o quanti altri son fuggiti dalla soluzione rivoluzionaria in periodi di buio civile avanzando soluzioni pregne di retorica ma povere di sostanza,

sono altresì,a mio avviso pregati di venircene a parlar ora che questo buio si è allargato penetrando in ogni dove grazie anche alla loro accondiscendenza.

Daccapo ed in ultimo,se abbiamo ancora la forza culturale,se sappiamo ancora utilizzare la forza delle nostre idee,che vengano pure i nuovi arrivisti a confrontarsi,ben inteso su un piano di dibattito plurale.

Se poi come ho sentito dire,c'è una certa volontà di avvicinamento a SEL,bè in tal caso,se non sarà ben chiara la distinzione.... sarà l'ennesimo errore della dirigenza.

martedì 5 luglio 2011

Contestazioni...contro il pensiero comune 2 (lettera ad una amica)

L'accezione popolo può essere raggiunta da innumerevoli strade,
da quella di composizione tribale in contrasto e simbiosi con la natura,a quella moderna di contrasto o accettazione del Potere gestore della natura,rimane comunque una costruzione e certo invenzione dell'uomo stesso per trascendere l'immanenza e la finitezza per proporsi universale....eterno,
in Spinoza troviamo la simbiosi indissolubile del divenire dell'uomo con la natura in un unicum eterno che si raffigura in Dio,
aggiungo a questo che [si come tu mi dici] la natura esiste solo nella interazione con l'uomo,
perché Egli di questa è la sua anima,la sua ragione,lo è in quanto riconosciuta,nelle Sacre Scritture troviamo la rabbia di dio nel mentre che Adamo ed Eva vennero a conoscenza del bene ed il male,ed è questo che fa dell'uomo l'interagente e diretto dominatore (o presunto tale) della natura,nel momento che in essa lui riconosce il suo status.
E' nel momento in cui l'uomo,si eleva non più a dominatore ma a padrone della natura che il cerchio si spezza,
la continuità del dio spinoziano è lesa da un suo comprimario,nel relativismo contemporaneo si eleva tutta la distruttività nell'aver riconosciuto nel denaro la nuova spiritualità,la necessità di potenza dell'uomo trascende e porta ad unico ed incontestabile dio il denaro,
il sistema tecnologico confuta e sbaraglia inevitabilmente ogni verità eterna,quel che oggi può apparire un dogma domani potrebbe essere smentito dal sistema tecnico/scientifico che lo relega a possibilità:il cristianesimo arranca nel piegarsi alle verità scientifiche,la alienazione marxista dalla macchina svanisce nella produzione robotizzata.
Daccapo,è in questo che si può leggere il nichilismo postmoderno [(permettimi questa accezione)] una perdita totale di basi, a questo si post-pone una ricerca spasmodica di una essenza da dare alla vita,la perdita in questo di quella realtà che fa della vita stessa la essenza ricercata,
ecco questo può essere il punto nevralgico,il comprendere dove e perché si perda il senso,cosa è che porta ad un completo stravolgimento del contesto umano in virtù di un dio che dall'uomo è discendente,
la divinizzazione del denaro non è solo opera della golden-class (così la chiama C.Preve) questa allucinazione è permeata anche nelle genti comuni dell'Occidente (sul come non mi soffermo) che di questa dinamica ne sono in realtà un semplice oggetto di scambio atto alla realizzazione della medesima, ed è forse qui che bisogna ricercare quella soggettività di cui [ti] parlavo .(contestazioni..contro il pensiero comune)
Nella ricerca di contestualizzare l'uomo stesso e la sua civiltà,di riportarlo al centro degli accadimenti presenti e futuri,trovare nella salvaguardia dell'ambiente un'obiettivo primario ed inderogabile per ri-concettualizzare quel Dio in un'insieme in divenire ma eterno nel suo spostamento nello spazio e nel tempo, comprendere e divulgare dove e perché questa analisi è diventata sempre più un'obiettivo celato,anzi chi e cosa fanno di questo una chimera.
In questo,per non dar adito a dubbi credo che la mole immensa di analisi marxiana può darci una mano nel districare la matassa,
mirare senza dubbi al completo assetto capitalista ed alla sua schizofrenica,quanto inevitabile ricerca del profitto la causa principale del dissesto psichico fisico o trascendente immanente nel quale ci troviamo,una capillare quanto ricercata mondializzazione del conflitto,o comunque una risposta globale all'attacco globale .
Ogni rivendicazione particolare deve essere all'interno di un progetto includente ogni ente,deve avere una sua prosecuzione.
La strada è lunga,la vulgata odierna liberista ha alle spalle almeno una quarantina d'anni di incessante quanto scientifico lavorio ,
il coinvolgimento molecolare delle moltitudini nella produzione ne è il suo effetto più taciuto ma il più devastante,questo che ho appena espletato verrebbe senza dubbio tacciato come demagogia,le nuove forme semantiche del linguaggio sono anch'esse preda dell'ignavia padronale,asserzioni quali demagogia,retorica ed ideologia si adoperano sovente per oltrepassare il pensiero.

Contestazioni...contro il pensiero comune ....(lettera ad una amica).

Lottare da soli contro un Potere populista ed affarista è una chimera,

purtroppo debbo andare contro il pensiero comune,dicendo (ti) che questi movimenti contestatori,da L'Aquila alla Val di Susa,contro le discariche ,se pur nella loro assoluta legittimità cadono inevitabilmente nel vuoto,che la contestazione abbia buon fine (cosa che accade raramente) o si vada a scontrare con la forza dello Stato,

la inconsistenza è che comunque rimangono per le genti esterne ad essa una rivendicazione di parte,

non è un paradigma trasportabile universalmente,potrei dire che non può creare una soggettività comune,unica vera entità che possa entrare in conflitto con il Potere,

rimane una soggettività settaria ,una sorta di piccolo feudo da difendere,penetrabile date le infinite possibilità di repressione sia psichiche che fisiche in forza ad uno Stato.

La creazione di una soggettività affine al proletariato novecentesco,ecco quale può essere la strada,

la necessità che i movimenti si possano scindere in una sintesi comune e si muovano non più singolarmente ma nel paradigma di una visione socialmente comune della Struttura,una visione oggettiva ed inoppugnabile che ne possa far soggettività per l'appunto.

Questa dovrebbe essere la strada da percorrere dalle Sinistre istituzionali e non,

ma a mio avviso sono ben lungi dal farlo,proseguire nella rincorsa contingente degli accadimenti porta inesorabilmente alla dipartita (e come tu mi dici)...alla rassegnazione.

domenica 3 luglio 2011

Domanda al Sig. Bersani

Lo Stato repubblicano democratico che si avvale di una carta costituzionale è la unica entità universalmente riconosciuta nell'avvalersi della possibilità dell'uso legittimo della forza,

la società civile ad esso appartenente si piega a questa legittimità nella consapevolezza che ci sia una necessità comune nell'avvalersi di una regolamentazione a dirimere le divergenze della convivenza ,

premesso ciò, nel momento in cui è lo Stato stesso, a prendere decisioni perentori e confutate nella loro logica lobbystica,ovviamente di parte contro l'interesse di quel sociale che aderisce alla costituzione dello Stato stesso,e per far questo si avvale della sua forza legittimata da quella adesione,non è questo una negazione della sua stessa essenza?

Negare la propria essenza è un'atto violento,si deve ricorrere alla violenza della propria repressione ,questo è quel che avviene nella Val di Susa,ma come genova nel 2001 piuttosto che nella fortificazione dell'Aquila o nell'oggetto delle discariche,ovvero c'è un'ente inglobante che nega la sua essenza ed in quest'atto si adopera con una inaudita violenza nella repressione degli anti corpi della società civile che cercano di salvaguardare in astratto la stessa legittimità dell'ente in questione.

Con questo cerco di affermare l'assoluta manchevolezza e del Sig.Bersani nella sua affermazione di condanna ad i "violenti contestatori" ,riproponendo alla sua attenzione la domanda.....chi è la Violenza?



venerdì 1 luglio 2011

Ostacolo o resurrezione ?

Dovremmo ,credo partire dal presupposto che il nano con la sua accozzaglia di deprimenti servitori è al crepuscolo,la sua dipartita è scritta da qualche periodo,premesso ciò la analisi sul suo ventennio (o giù di li) è sconcertante quanto emblematica,

possiamo parlare senza timor di smentita del nulla,tolte riforme o presunte tali obbligate dalle contingenze o meglio dalla Europa e dalla sua impostazione vincolante liberista o liberticida (alle quali ha risposto ATTENTI anche la cosi detta sinistra,Prodi,Dalema docet)non rimane che per l'appunto il nulla,

un nulla strutturale,un nulla dialettico,un nulla politico ed organizzativo,una distruzione parassitaria in quanto non conseguenziale del tessuto sociale,

un nulla programmatico di un non senso votato alla sopravvivenza di una sconcertante quanto sbandata nel suo esser fuori tempo classe dirigente.

Detto ciò mi chiedo se la domanda sul "chi" ostacolerà il nano sia ben posta,o se forse sia più lecito chiedersi chi riuscirà eventualmente a riproporre il miracolo evangelico della sua resurrezione.

Questa considerazione deve essere ben presente se veramente si vuol ritornare ad essere protagonisti in questo Paese.

Se prendiamo per buoni i primi anni dell'intervento politico di questi arrivisti che hanno venduto la luna nel pozzo,data la distrazione delle genti,

tutti gli altri anni devono esser presi in considerazione sotto un'altro punto di vista,e cioè la incapacità di una classe dirigente contrapposta di leggere il Sistema mondo e contestualizzarlo alla realtà italiana,l'abbandono di facto delle ideologie del novecento avventurandosi in mare aperto con non sia sa bene quale identità,o peggio riportare la stessa in balia della vulgata prorompente della destra mondiale creandosi una misera scialuppa di salvataggio allorché uno stabile porto di approdo,

scelta questa che ha reso facile la navigata a questa accozzaglia di cialtroni che offrivano ed offrono la terra promessa.

Daccapo quindi,se non si vuole che la sinistra (o in maniera meno velleitaria le sinistre europee) non voglia essere una meteora (1) nella migliore delle ipotesi o reiterare il suo esser uno speculare Caronte ,traghettando per l'ennesima volta i morti nel mondo dei vivi,c'è bisogno di sostanza,che si riapra il conflitto sociale a 360 gradi,sapendo senza dubbi alcuni da quale parte si voglia essere,si ricostruisca sapientemente e capillarmente una concettualità che porti come pietra angolare la struttura sociale, che i così osannati mercati siano al servizio di questa,

si abbandoni senza remore la mercificazione dell'Essere ricollocandolo al di fuori delle violente logiche di quantificazione monetizzabile e si riporti nella centralità dell'essenza stessa dello svolgersi quotidiano nella finitezza del suo divenire,si dia progettualità atta alla realizzazione dell'immenso patrimonio che la nostra breve vita ci concede esulandoci e proteggendoci da dinamiche insanabili e schizzofreniche di un Capitalismo moribondo.

Se non si aprirà questo percorso,ho la impressione questo sistema possa solamente cambiare nelle marionette che lo gestiscono.


(1)comunistipaolotsl.blogspot.com "le sinistre solo meteore"



Informazioni personali