giovedì 15 luglio 2010

A proposito di Comunismo 2

Non sono solito ricorrere a citazioni, ma questa mi sembra quanto meno interessante: “la democrazia nasce quando i poveri, dopo aver riportato la vittoria, uccidono alcuni avversari, altri ne cacciano in esilio e dividono con i rimanenti a condizioni di parità il Governo e le cariche pubbliche” (Platone, VIII libro Repubblica). E’ già che Demos e Kratos possono essere riportate all’accezione di popolo e potere coercitivo, non è poi così lontana la “dittatura del proletariato”, non voglio però insistere su questo punto così dottrinale e semantico ma poco rapportabile alla realtà odierna, come non mi sembra utile tornare in questa sede sul come la svolta della Perestroika sia stata devastata dalla violenza del Capitalismo, con l’avvento di un nuovo zar come risultato.

Ma è il riproponimento dei dogmatismi sovietici che mi mettono apprensione, ne risulterebbe un appassionante dibattito ma circoscritto tra noi Compagni, e questo non possiamo più permettercelo.

Dobbiamo riattualizzare il Marxismo, trovare quel General intellect di gramsciana memoria del nuovo millennio che possa accompagnarci nella ricerca di una nuova soggettività Comunista, per far questo non si può che passare attraverso l’analisi del Capitale nella storia passata e presente non soffermandosi sulle evidenze delle depravate congetture finali, appunto non sono che la risultanza di un paradigma sbagliato, fin dalle sue radici filosofiche e strutturali, che daccapo le guerre, lo sfruttamento, l’annichilimento dell’essere e l’annullamento etico non sono che la conditio sine qua non.

Portare alla luce questa incontestabile verità può facilitare nello sviluppo dialettico fronte alla Moltitudine che credo sia solo sopita ma possiede un immenso potenziale deflagrante del quale noi dobbiamo e possiamo esserne il detonatore.


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