venerdì 28 maggio 2010

La paura delle idee..

Lettera a Fausto Bertinotti

Compagno Fausto
ho passato la mia infanzia con i racconti di nonna Isolina,di quando durante la Seconda Guerra a Villora con le bimbe, mie zie, si stendevano in terra celate dalle spighe di grano delle pianure emiliane, quando minacciosi squarciavano ilcielo gli aerei tedeschi, o di come a cospetto di mitra spianati dai feroci nazisti, lei continuasse ad impastare il pane con una calma dirompente per tenere serena e silente la bimba Giovanna, intanto la proteggeva tra il tavolo di lavoro ed il suo ventre accogliennte di madre, solo le spalle ha dato loro mentre gli urlavano con uno sputacchiato e disprezzato italino dove fossero gli uomini.Cercavano mio nonno Ercole, che ho sempre sognato partgiano tra i monti e che solo in tarda età conoscevo come un non aderente,ma che diamine...anche non aderire a quei tempi era impresa non da poco anzi era da eroe,loro si, sono i miei eroi.Dopo sono venuti i miei cugini di estrazione sessantottina, con Michela che mi veniva a prendere in sella ad uno specialino sbrillentato con l'adesivo sbiadito del Che in bella vista, che mito,non di meno Debora e Tito che con enormi,si direbbe oggi,cuffie sonore attaccate ad una rudimentale filodiffusione di un mangianastri dalle prominenti manopole mi facevano ascoltare "el pueblo unito", era tutto così intenso, così coinvolgente..Poi è arrivata l'adolescenza, così difficile, piena di derive che in reazione al tutto mi indirizzavano nel niente, la morte di Tiberio mi portava sull'orlo del baratro,troppi dubbi, troppi perchè, e tanta insufficienza intorno a me, ma ho reagito, ho trovato la forza ripartendo da loro, i miei eroi,dai miei ricordi infantili di queste radici così romantiche, così non conformi, un percorso lungo di ritrovamento e sviluppo del mio io, che da Marx a Gramsci, dal Che Guevara a Marcuse si ramifica in un'autodidattica selvaggia che mi riempie tutt'oggi di soddisfazione e soprattutto di risposte.E'stato normale conseguenza incontrarmi con la Rifondazione Comunista a con te, pensavo di sentire i miei pensieri quando ascoltavo intense e sapienti valutazioni, mai banali, mai scontate.Credo sia stato il '95 quando ti ho incontrato all'Aeroporto di Fiumicino,e nonostante la fretta, costante invariabile delle partenze, non hai disdegnato il mio saluto,mostrandomi quel pugno teso...orgoglioso e tronfio sono andato al chekinn.E dopo, cosa è successo?Lentamente mi hai lasciato, la tua svolta socialdemocratica mi è sembrata sempre più pressante, la rivoluzione, che mi sembra tu mi spiegavi in uno dei tuoi saggi, può essere intesa violenta nella violenza inevitabile provocata dalla caduta del Sistema,non nell'atto materiale delle genti ma nella raffigurazione astratta dello scenario,comunque un concetto adattabile al postmodernismo ed alla voglia di pace multitudinario,ma senza perdere la forza travolgente dell'essenza, daccapo, che fine ha fatto la rivoluzione?Proponesti una consultazione referendaria sull'estenzione a tutti i lavoratori indistintamente dell'articolo 18, andammo avotare se non erro un 25% degli aventi diritto,con un consenso plebiscitario (85%/90%) mesto ti sentii accettare il non raggiungimento del quorum, e quel 20% (su base assoluta) di potenziale adesione alla causa?Stiamo all'oggi,sembra, le voci si sprecano in periodi di crisi, che il governo tedesco della Merkel e forse anche i francesi, vogliano inasprire la tassazione dei movimenti finanziari, ma se anche così non fosse sarà comunque una conditio sine qua non per tutti in un prossimo futuro, e non credo ci troveremo di fronte ad una nuova ventata comunista,eppure quando tu lo proponesti, da Presidente della Camera di quel governuccio Prodi così colluso alle guerre imperiali ["7 Febbraio Guerra"www comunisti.paolo.tsl.blogspot.com ]lo articolasti con una leggerezza quasi sarcastica e bonaria, come una chiacchiera al caffè tra borghesucci improfumati..Perchè?Ecco cosa vengo a chiederti, perchè hai tradito i miei eroi..

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