giovedì 26 agosto 2010

Lavoro e Capitalismo


il Lavoro non vuol esser più considerato un fondamento..

la sua ragione civilizzatrice ,di interconnessione multiculturalista e di sviluppo sociale si è spenta nei mille rivoli del mercimonio...ma è veramente così?

O è l'ennesima falsificazione della realtà Capitalista?

Credo che questo sia molto vicino alla verità,fin tanto che la Struttura è basata in primo luogo sull'appropriazione indebita del pluslavoro,fin tanto che ci sia qualcuno che ricordi quale sia il fenomeno nel quale si sviluppa il valore,valore dal quale partono tutte le scale di comparazione..allora..il lavoro dell'uomo è Fondamento,

non solo dello Stato ma di ogni sistema sociale, fazione,tribù che vivono il nostro tempo.

Le altre forme ,dalla finanza al mercantilismo (ho avuto per l'appunto un'interminabile discussione con un liberista) sono conseguenziali alla forma del valore propriamente detta,non si può e non si deve prescindere.

Vero è che la continua evoluzione tecnologica sta riducendo profondamente la necessità di mano d'opera ,

ma anche qui bisogna che sfatiamo una legenda,

il primo che non vuole che questa realtà possa accelerare è proprio il Capitalista,

da dove astrarrebbe il plusvalore altrimenti?

questo ad anch'egli ben gli sovviene,e la circolazione?

Marx ci diceva che il Capitale (inteso come unicum,come sovrastruttura)ha bisogno di mettere in circolazione tanto capitale monetario quanto capitale cristallizzato(in merce) è quindi evidente l'impossibilità anzi la volontà del Capitale di rallentare lo sviluppo tecnologico al livello produttivo(qualitativo) e lo sviluppo sociale che tramite il biopotere riesce ad entrare sin nelle anime delle genti rendendole schiave del consumo ed ignare dell'immensa possibilità che potrebbe realizzarsi in una diversa impostazione sociale.

E il declino che il Capitalismo sta lentamente subendo (questo è l'essenza,che nella sua agonia sta travolgendo tutto e tutti) ci dimostra che questa possibilità altra non la può realizzare.

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